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Personalità

Pratica deliberata: cosa significa e perchè è più importante del talento

Elio Maggio 7, 2021


Background

Uno dei miti più duri a morire, secondo me, è che ci sono persone che nascono con una capacità innata, fuori dal comune, di fare alcune cose; sono quelle persone che diciamo hanno “talento”; o ce l’hai o non ce l’hai, un po’ come se fosse una questione di culo!

Ma quando vediamo dei fuoriclasse superfighi alla TV o su Youtube, quello che non vediamo è tutto il mazzo che si sono fatti prima, e non lo vediamo perché il mazzo è noisoso, il mazzo non fa notizia, anche se è molto più importante dell’”esserci nato” e della “predisposizione“. Come si dice:

non c’è gloria nella pratica, ma non c’è gloria senza pratica.

E questo importante non perché lo dico io, ma perché la pratica deliberata (e poi vediamo che cosa significa) influisce fisicamente sia sul cervello che sul sistema nervoso, crea sostanze nel corpo che ci aiutano ad apprendere meglio, a fare progressi più velocemente, e a ritenere più allungo le informazioni.

Per molto tempo, ho sentito parlare della teoria delle 10.000 ore, per cui, per migliorare e diventare veramente bravi a fare qualcosa, dobbiamo impiegare circa 10000 ore del nostro tempo a fare pratica.

Chissà, magari è anche vero, però si lascia fuori una cosa. Ti faccio un esempio: quando iniziamo un nuovo lavoro di cui non abbiamo nessuna esperienza, passiamo più o meno i primi 2 anni a imparare tutte le cose principali per fare quel lavoro.

Solo che poi, dopo un paio d’anni, smettiamo di imparare, diventiamo bravini e diciamo “ma sì dai, va bene così” e quindi, pur facendo sempre la stessa cosa, magari per 10.000 ore, non miglioriamo più.

Ma allora, se né la ripetizione né il talento distinguono i migliori da tutti gli altri, allora dov’è il trucco?

Il trucco, sta:

  • nella motivazione
  • nell’essere coscienti di quello che vogliamo migliorare
  • e sapere che cosa fare per migliorarlo

cioè nella “pratica deliberata”.

Ma come funziona ?

I due stati della pratica deliberata

Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che ci sono due stati: uno stato di apprendimento, e uno stato di performance.

  • Lo stato di apprendimento (di pratica) è fatto apposta per imparare facendo, per migliorare aspetti su cui sappiamo di dover migliorare, e qui ci possiamo permettere di fare errori.
  • Nello stato di performance, invece, dobbiamo fare qualcosa, al meglio delle nostre capacità, facendo il meno errori possibile.

Il problema è che spesso stiamo molto più nello stato di performance che nello stato di pratica, e quindi continuiamo a fare le stesse cose che già ci vengono bene, anche perché fare le cose che sappiamo fare ci fa sentire tranquilli e al sicuro (ci fa sentire fighi); invece, fare le cose che non sappiamo fare ci fa sentire a disagio e non ci piace sentirci così…in più la pratica è pure noiosa….

Quando siamo in modalità “apprendimento” dobbiamo imparare a osservare, dobbiamo voler migliorare e dobbiamo sapere come migliorare.

Facile no? 🙂

Imparare a osservare, vuol dire essere capaci di valutare dove migliorare, imparare a riconoscere quelle aree che sappiamo non essere il nostro forte, o che magari ci bloccano.

Ti faccio un esempio: quando suonavo la chitarra, il mio insegnante, mi faceva degli spiegoni sul fatto che tutta la muscolatura doveva essere rilassata, e per spiegarmi questo mi raccontava di un suo studente che, osservandosi, aveva scoperto che quando suonava tendeva a stringere le mascelle e quindi irrigidirsi, e questo irrigidimento si trasferiva poi anche nella performance, perché la sua performance era appunto rigida. Problema che poi ha risolto con un trucchetto geniale che ti rivelerò a fine articolo 😉

Voler Migliorare

Una volta che abbiamo riconosciuto dove dobbiamo migliorare, lo step successivo è voler migliorare, dove voler migliorare non vuol dire solamente volerlo, ma vuol dire anche e soprattutto esercitarsi con disciplina. E per fare questo, ci vuole passione, ci vuole quella spinta interiore che ci fa passare gli ostacoli, e ci fa rimanere concentrati sul nostro obiettivo. Autodisciplina e forza di volontà non sono due parole che vanno proprio a braccetto con “divertimento”, eppure sono due ingredienti fondamentali. Ecco, dove talento e passione sono diversi.

Io per esempio ho una grande passione per la musica rock e metal, ma non ho abbastanza passione per lo strumento, Quando suonavo mi sono reso conto dopo che ero più innamorato dell’idea di diventare una rock star piuttosto che dell’idea di sbattermi per diventarlo davvero.

Come migliorare?

E poi c’è il come migliorare: dobbiamo semplicemente scomporre nelle parti più piccole possibile quello su cui vogliamo migliorare e dedicare tempo e attenzione massima solo ed esclusivamente a quell’aspetto. Fine!

Ti faccio un altro esempio: Demostene fu uno dei più grandi oratori del suo tempo. Ebbene, pare che Demostene avesse seri difetti di pronuncia e una voce non particolarmente “portante”. Non il massimo per un oratore!

Allora lui cosa ha fatto? Ha lavorato singolarmente e con costanza su ogni aspetto su cui doveva migliorare, per cui per risolvere i problemi di dizione, praticava mettendosi delle pietroline in bocca, il che lo obbligava ad articolare bene le parole e a parlare più lentamente.

Per la questione della voce, invece, si metteva in riva al mare, e si esercitava a far sentire la propria voce al di sopra del fragore delle onde.

Inoltre aveva un tic che gli faceva alzare la spalla, e allora cosa fece? Appese una spada al soffitto in modo tale che tutte le volte che avesse alzato la spada si sarebbe punto.

Attenzione ai dettagli

Ecco, questa attenzione al dettaglio singolo, è quello che costituisce la pratica deliberata: non il praticare in maniera automatica senza pensarci le cose che in realtà sappiamo già fare, ma dedicare il nostro tempo e la nostra attenzione ai dettagli minimi delle cose che NON sappiamo fare.

Ecco quello che serve per diventare bravi, e perché sostanzialmente il talento non è tutto.

Ah sì, ti dovevo dire come quel chitarrista ha risolto il problema della rigidità: per non stringere la bocca, quando suonava si metteva tra i denti un grissino. Ovviamente, se avesse stretto i denti, il grissino si sarebbe rotto. Facendo attenzione a non rompere il grissino, quindi, con il tempo ha imparato a non irrigidire la bocca ed è quindi diventato più morbido anche nelle sue performance. Voilà, questa è la pratica deliberata!

Quindi se pensi di non avere talenti ricordati che non è questione di talento in sé ma, il farlo crescere sta soltanto a te. Ricorda anche che se ti sentissi confuso su quali sono i tuoi talenti, qui potresti trovare qualche informazione utile 🙂

Un abbraccio

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