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Internet Marketing

Come usare i Social Media in modo Consapevole

Elio Marzo 26, 2021


Background

Sono sicuro che anche tu sai che i social media sono un modo fantastico per proporre la propria attività sul web e per raggiungere un potenziale enorme di utenti e di clienti.

Ma se vogliamo usare i social media, dobbiamo farlo anche essendo consapevoli del loro lato oscuro.

Sarai sicuramente consapevole che raccolgono i nostri dati e che invadono la nostra privacy, e questo contenuto nasce proprio dalla volontà di trovare un equilibrio per utilizzare i social media per la nostra attività, senza come si suol dire, vendere l’anima al diavolo.

I social media nascono per fare profitto dalle nostre attività e dai nostri dati ed è proprio dal concetto di consapevolezza che vorrei partire per affrontare questo discorso.

Quando utilizziamo i social media, secondo me, non siamo tanto consapevoli di tre cose:

  • del tempo che ci passiamo
  • del fatto che distorcono un po’ la realtà
  • degli effetti che il loro utilizzo ha sulla nostra privacy.

 Il tempo che ci passiamo

Le piattaforme che oggi utilizziamo come Facebook, Twitter o qualunque altra, sono disegnate in maniera perfetta e hanno dietro uno studio pazzesco che serve per tenerci incollati allo schermo, proprio perché, come dicevamo, guadagnano grazie al nostro coinvolgimento.

Il fatto è che, pur essendo utile stare su Facebook e compagnia cantante, più tempo passiamo lì, più tempo togliamo ad altre cose.

Quindi dobbiamo trovare un giusto equilibrio tra il tempo che passiamo sui social media e quello che decidiamo di trascorrere fuori dai social media.

Mentre facevo un po’ di ricerca, ho trovato un dato che mi ha lasciato basito: pare che in media ogni 15 minuti interrompiamo quello che stiamo facendo, per controllare il nostro smartphone, per controllare che non siano arrivate le notifiche da Facebook, da Twitter, da WhatsApp o da qualunque altra cosa.

Questo vuol dire che noi ogni 15 minuti ci interrompiamo e sviamo la nostra attenzione sul nostro telefono o comunque su queste piattaforme, perchè come dicevo prima, sono disegnate in modo da tirarci dentro e tenerci dentro il più possibile. 15 minuti! WTF!

Abbiamo un bel parlare di produttività!

Quindi, a questo punto, qual è la soluzione?

Io sostanzialmente ne vedo solamente due:

La prima è quella di essere più consapevoli tutte le volte che prendiamo in mano il nostro telefono o che ci colleghiamo ai social.

Più precisamente, nel momento in cui ci stiamo collegando, renderci conto che lo stiamo facendo e non farlo in maniera automatica senza pensarci, per capire se effettivamente lo dobbiamo fare.

Il secondo modo per essere più consapevoli è quello di utilizzare delle app dedicate o dei settaggi dedicati, che servono per limitare l’utilizzo dei social media.

 La distorsione della realtà

Questo non è un problema che riguarda solo i social media, ma tutte le piattaforme con cui noi interagiamo quotidianamente, infatti, sono progettate in modo da sfruttare alcune debolezze della nostra mente ed  in modo da giocarci alcuni trucchetti, proprio come dicevo prima, per farti rimanere dentro.

Io mi occupo di ottimizzare i siti per Google e fino a qualche tempo fa, quando facevamo delle ricerche su internet, non era assolutamente detto che i risultati che trovavamo ai primi posti, fossero i risultati più affidabili, migliori, più completi o quelli più oggettivi, ma erano molto probabilmente quelli meglio ottimizzati che comunque è un’altra cosa.

C’era una frase che Umberto Eco disse proprio in merito ai Social Media, se non sbaglio nel 2015, che creò un certo clamore. e che diceva più o meno così:

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar, dopo un bicchiere di vino e senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli

Umberto Eco

Chiaramente non è che Umberto Eco dicesse che internet aveva creato gli imbecilli, o come li definì Mentana “webeti”, ma quello che intendeva è che il fatto che tutti possono accedere a internet e che tutti abbiano la stessa capacità di raggiungere una grande quantità di persone.

Ecco questa parità di accesso, dà la possibilità ad un premio Nobel, come ad una persona “qualunque”, di divulgare notizie e dare la propria opinione. Vorrei ammettere che è una cosa positiva a prescindere ma, nella realtà dei fatti dipende.

Mentre facevo un po’ di ricerche, ho trovato tre debolezze su cui spesso i social media e le piattaforme su internet in generale, fanno leva per tenerci imbrigliati.

Queste tre fallace sono:

  • la bolla di filtraggio
  • il bias di conferma
  • l’effetto carrozzone

 La bolla di filtraggio

La bolla di filtraggio è quell’acquario virtuale di informazioni in cui siamo immersi ed in cui nuotiamo, tutte dirette a confermare quello che noi pensiamo.

Immaginiamo che io sia una persona convinta che la terra sia piatta: se cerco su YouTube dei video pseudoscientifici che confermano questa mia idea, ecco che YouTube automaticamente mi consiglierà dei video che in qualche modo sono correlati ad altri che ho già visto e che servono per confermare quello che io penso ed ho cercato.

 Il bias di conferma

Il bias di conferma è quell’attività consapevole che noi facciamo tutte le volte che cerchiamo qualche informazione che serve a confermare quello che pensiamo.

Ritornando al caso visto sopra, ad un certo punto, cercherò informazioni che effettivamente mi confermeranno che la Terra E’ piatta.

Capisci che se metti insieme la bolla di filtraggio ed il bias di conferma, informazioni palesemente false come “la terra è piatta”, risultano innegabili ed acquisiscono anche un alone quasi scientifico.

 L’effetto carrozzone

Si tratta di quel fenomeno per cui, anche in maniera inconsapevole, pensiamo che se tante persone ritengono che una determinata informazione sia vera, corretta ed affidabile, allora lo sarà sicuramente.

Questo perché tendiamo a seguire un po’ quello che pensano tutti, anche se ad un certo livello sappiamo che la gente intesa come “massa” raramente ha completamente ragione.

Ma poi c’è un altro ingrediente: se a tutto questo aggiungiamo l’autorità, viene fuori un bel casino.

 Le autorità sono affidabili?

All’inizio del delirio del Coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato che le mascherine non servivano; poi dopo qualche mese, invece, ha detto che avevano commesso un errore e che effettivamente era necessario usarle.

Il problema è esattamente questo: se voglio informarmi e recuperare informazioni da fonti autorevoli, ecco questo non è ancora abbastanza.

Alla luce di tutto questo possiamo affermare che reperire informazioni affidabili su internet non è una cosa semplice, anzi è quasi un lavoro.

Per poter dire di essere veramente informati, acquisendo informazioni su internet, bisogna scegliere fonti che siano assolutamente affidabili e selezionate, ascoltare diverse campane e infine, da tutte le informazioni che abbiamo raccolto, cercare di farci un’idea nostra.

La privacy

Come tutti sappiamo i social media sono gratis, ma il fatto che siano gratuiti non vuol dire che non li paghiamo in nessun modo.

Tutti i dati che forniamo, le informazioni, le foto e qualunque pezzo della nostra vita che noi mettiamo in rete sono la moneta con cui paghiamo il nostro accesso e la possibilità di interagire con gli altri, tramite queste piattaforme, questo perché guadagnano soprattutto grazie alla profilazione dei nostri account a fini di marketing.

E non sto parlando di campagne di marketing per piazzare, che so, aspirapolveri; intendo qualunque attività che venga svolta per vendere qualcosa…anche un’idea.

Ad esempio, non ti sarà sicuramente sfuggito il fatto che, specialmente negli ultimi anni, i social media stiano giocando un ruolo sempre più rilevante nella fase delle elezioni.

Probabilmente in questo momento starai pensando che non c’è nessun problema, perchè tu non hai niente da nascondere, ma io penso che non sia esattamente così.

Facciamo finta che io sia un datore di lavoro che ti fa un colloquio e che ad un certo punto ti chieda di vedere le tue foto, il nome della tua fidanzata, dove vivete, di vedere le vostre foto insieme, voglio sapere come si chiamano i vostri figli, voglio vedere le loro foto.

Ma poi voglio sapere anche quanto guadagni, quanto hai guadagnato nel tuo lavoro precedente e voglio vedere dove sei stato negli ultimi due giorni…probabilmente giunti a questo punto, mi diresti di farmi i ca**i miei ed avresti anche ragione!

Questo, però, è esattamente quello che facciamo poco per volta, ma tutti i giorni sui social media.

La differenza è che se te lo chiedo io, mi vedi in faccia, sai che sono io e puoi anche mandarmi a quel paese.

Se invece tu dai tutti questi dati ai social media, non sai che fine fanno, non sai come vengono trattati e per cosa vengono utilizzati e chi ascolta, vede e guarda tutti questi dati.

Come si dice “occhio non vede, cuore non duole”.

Noi non siamo consapevoli del modo in cui tutti questi dati vengono utilizzati.

Mentre facevo un po’ di ricerche, ho trovato una frase della sorella di Mark Zuckerberg che diceva che lei non pubblica niente sui social media, che non sia abbastanza buono da essere pubblicato sulla prima pagina dei giornali.

Forse è un po’ questo il consiglio, pubblicare sui social media solo le informazioni basilari e quando proprio dobbiamo dare delle informazioni su di noi, essere sicuri di dare solamente quelle che vorremmo.

Riassumiamo  i modi in cui possiamo essere più consapevoli del nostro utilizzo dei social media:

  • Possiamo essere più consapevoli del nostro tempo, facendo attenzione a quando accediamo ai social media e cercando di limitarne il tempo di fruizione.
  • possiamo essere più consapevoli delle informazioni che noi recuperiamo sui social media, cercano di selezionare le fonti che utilizziamo per informarci.
  • Possiamo essere anche più consapevoli di come noi forniamo i nostri dati.

Secondo me se riusciamo a essere più consapevoli perlomeno in questi tre modi, riusciremo ad utilizzare i social media in modo che portino traffico alla nostra attività sul web, ma anche in modo tale da non vendere troppo la nostra anima, come si suol dire, al diavolo.

Quindi a questo punto non mi resta che augurarti buon lavoro!

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