
Il lavoro dei sogni: ecco come trovare il tuo lavoro ideale Elio
Spesso, da quando ho iniziato a lavorare, mi sono chiesto quale fosse il lavoro dei sogni, o perlomeno il lavoro dei miei sogni.
Sono convinto che non esista un lavoro dei sogni valido per tutti, ma ognuno di noi ha la spinta a fare un lavoro che farebbe con piacere.
Che cosa ci potrebbe dare la soddisfazione lavorativa che cerchiamo?
Essere soddisfatti sul lavoro, secondo me, vuol dire avere un’occupazione per cui abbiamo un naturale talento o una certa passione.
Per esempio, nel mio caso, il fatto di occuparmi di internet marketing, mi permette di sfruttare un talento che ho ossia imparare cose nuove per poi poi al mondo dell’informatica (che è una mia passione).
Seconda cosa: il lavoro ideale ci permette di avere il giusto livello di socialità, dove “giusto”, ovviamente, varia da persona a persona: una persona molto espansiva e socievole, banalmente, si troverà meglio a fare un lavoro più a contatto con il pubblico o comunque un lavoro che richiede maggiori livelli di interazione.
Una persona più introversa, invece, si troverà meglio a lavorare in piccoli gruppi o da solo, perché la sua natura lo porta ad interagire meno con il mondo esterno e a trarre energia e soddisfazione rimanendo da solo.
Terza considerazione: il lavoro ideale ci offre il giusto (per noi) equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, il cosiddetto work-life balance.
Se per te è importante dedicarti alla famiglia, piuttosto che agli amici, piuttosto che a un hobby, o magari vuoi solo cazzeggiare, allora è chiaramente meglio trovare un lavoro che non ti occupi gran parte della giornata ma che, invece, ti permetta di avere il tempo disponibile anche per tutte le tue attività extra lavorative.
Ad esempio, nel mio caso, è fondamentale che il mio lavoro mi conceda anche il tempo necessario da dedicare alla mia famiglia e a tutte quelle cose che, in qualche modo, sento che mi fanno progredire come persona.
E qui arriviamo ad una quarta caratteristica del lavoro ideale: è un’occupazione che ha un significato per noi, ci mette alla prova, magari ci mette in difficoltà, ma è proprio da questo susseguirsi di sfide e ostacoli che abbiamo la possibilità di crescere come individui e realizzare quello che è in realtà il nostro potenziale.
Naturalmente, poi, bisogna citare anche il fattore economico: non ha senso dedicarsi anima e corpo, tutto il giorno, tutti i giorni ad una attività che non ci permette di vivere dignitosamente.. Non è questione di diventare ricchi, è più che altro questione di avere i soldi necessari per ciò che vogliamo fare noi veramente, è necessario avere “i soldi giusti” per noi.
Infine, una precisazione: il fatto che sia “dei sogni” o “ideale”, implica il fatto che sia “perfetto”.
Ma chiaramente il lavoro Perfetto non esiste, perché non viviamo in un mondo perfetto, quindi più che parlare di lavoro dei sogni o lavoro ideale sarebbe meglio parlare del “lavoro migliore per noi”.
Anche il lavoro migliore, in momenti diversi, ci potrà sembrare pallosissimo, potrà essere un peso, noioso o sembrarci infinito; ma è proprio grazie al fatto di essere un’occupazione in sintonia con noi, saremo sicuri che, passato il momento, ci sentiremo “di nuovo a casa”, e secondo me è un po’ questo il succo di tutto il discorso, il “sentirsi a casa con sé stessi “.
Beh, anzitutto, dando una risposta a tutte quelle cose che abbiamo visto fino ad adesso ad esempio:
Naturalmente, poi, esistono anche altri modi, per così dire “più pratici” che possono farti capire con più chiarezza in quale direzione vorresti andare.
Uno di questi l’ho trovato nel libro di Pat Flynn “Will It fly“:
Pat, qui, propone un lavoro in due step:
Il primo step è quello di prendere un foglio e, piegandolo, dividerlo in quattro quadranti e, in ognuno di questi, scrivere un’area importante per noi, ad esempio, nel mio caso, questi quattro quadranti sono: lavoro (ovviamente), la famiglia, il denaro, e il tempo libero. Il prossimo passo è, per ognuno di questi quattro quadranti, definire, anche in breve, come sarà la nostra vita fra 5 anni.
Occhio che questa non è una lista dei desideri, non si dovrebbero scrivere cose irrealizzabili, ma, essendo realisti, dovremmo pensare a cose che vorremmo realizzare e che, con il dovuto impegno e la dovuta fortuna, realizzeremo.
Il secondo step che Pat propone è questo: fai una lista di tutti i lavori che hai fatto, in ordine cronologico, quindi partendo dal primo fino ad arrivare a quello che hai ora, o se non hai un lavoro all’ultimo che hai avuto. Poi scrivi quando hai fatto questo lavoro quando hai iniziato, e quando hai finito. Valgono tutti i lavori, anche quelli che non c’azzeccano l’uno con l’altro.
Fatto? Ok ora, per ciascuno dei lavori che hai elencato scrivi che cosa ti piaceva di quel lavoro: potrebbe essere l’ambiente, potrebbe essere la paga, potrebbe essere la mansione o chissà che altro. che cosa ti piaceva di ogni lavoro che hai fatto?
Ti posso assicurare che io ho fatto lavori che detestavo, in ambienti che detestavo, in città che detestavo, ma c’era comunque qualcosa, anche una piccola cosa, che me li faceva piacere.
Per ciascuno dei lavori che hai elencato puoi isolare il tuo ricordo migliore? Di tutti i momenti che hai vissuto facendo questo lavoro, qual è il ricordo più bello che hai?
Ok, adesso scrivi che cosa non ti piaceva di quel lavoro, e qui, naturalmente, la lista potrebbe anche diventare mooooooolto lunga, e va anche bene che sia così.
Adesso, l’ultimo passo da fare è, per ciascuna di queste esperienze lavorative, dai un voto da 1 a 10, dove ovviamente 1 significa che il lavoro che facevi ti faceva cagare e 10 era il lavoro perfetto.
Avendo una vista così di insieme di tutte le esperienze che hai fatto, riesci a trovare quali sono le cose che sembrano motivarti di più?
Io, perlomeno per la mia esperienza, sono convinto che il lavoro ideale non si cerca, ma si crea, perché è solo creando il lavoro che ci prendiamo le nostre responsabilità, e il nostro lavoro sarà in mano nostra e non di altri.
In un altro libro molto interessante che si chiama “Die Empty” di Todd Henry ho trovato una riflessione che condivido pienamente e che dice qualcosa del tipo
“l’attuale situazione del mercato del lavoro potrebbe essere instabile, ma il lato positivo è che adesso è necessario prendere nelle tue mani la tua carriera. non puoi più fare affidamento sulla tua azienda, sul tuo capo, o sul tuo campo per definire quali siano i tuoi prossimi passi. invece, devi rimanere attento e tracciare da solo il tuo percorso. Ci sono infinite opportunità per chi decide di abbracciare l’incertezza, trovare la propria voce e impegnarsi a combattere una battaglia che sicuramente vale la pena combattere”.
Approcciarsi al lavoro con questo spirito di responsabilità e imprenditorialità non è certo né una cosa semplice, né una cosa che si fa dall’oggi al domani, ma è più che altro un processo che coscientemente mettiamo in moto, e più camminiamo nella giusta direzione, più la strada davanti a noi si fa chiara.
Avere un’idea più chiara di quali sono i nostri talenti le nostre passioni, che cosa accende la nostra creatività e intelligenza può sicuramente fare la differenza nel farci capire che cosa sia per noi il lavoro ideale.
Nella strada della autoimprenditorialità talento, passione, intelligenza, e creatività sono tutte qualità che non possono e non devono mancare, ma anche l’atteggiamento è importante.
Mi viene in mente una citazione de “La bussola del successo” in cui Gallo dice:
“il successo è 10% ispirazione e 90% fatica, devozione assoluta, non esistono scorciatoie. disciplina continua, sudore, sforzo, Focus totale su quello che prima dobbiamo apprendere che poi diventa automatico e sembra facile”.
O anche Hillman, che ne “Il codice dell’anima” dice: “Il talento è solo un frammento dell’immagine; molti nascono con il talento della musica, della matematica, della meccanica, ma solo quando il talento è al servizio dell’immagine totale e ha il supporto del carattere adatto a quell’immagine, si manifesta l’eccezionalità. Molti sono i chiamati, pochi gli eletti; molti hanno talento, pochi il carattere che può realizzare quel talento. È il carattere il mistero; e il carattere è individuale”
Occhio che “impegno”, “sforzo” non significa “sacrificio” nella peggiore accezione del termine. “sforzo” significa dedizione, significa ap. dedicarsi alle nostre passioni e alla nostra creatività con costanza e determinazione.
Ma forse è proprio in questi momenti difficili che viene fuori un altro elemento importante: la motivazione. Quanto sei motivato a cambiare lavoro e cercare o creare il lavoro dei sogni?
Ok, vediamo di fare un riassunto di tutte le cose che abbiamo detto:
“da grandi poteri derivano grandi responsabilità” ma è vero anche il contrario “da grandi responsabilità derivano grandi poteri”
Fai se vuoi tutte queste cose; poniti delle domande e rispondi in modo sincero.
Il tuo lavoro ideale c’è davvero ed è alla tua portata; basta solo allungare la mano per afferrarlo e stringerlo forte per non farselo scappare e non demordere quando il gioco si fa duro.
Bibliografia utile:
La sottile arte di fare quello che c***o ti pare
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