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Lavoro

Come raggiungere obiettivi ambiziosi

Elio Giugno 4, 2021


Background

Credo che sarà capitato anche a te di stabilire degli obiettivi più o meno ambiziosi e poi di ritrovarti a non aver realizzato praticamente niente di quello che ti eri prefissato, è così? Questo perché spesso abbiamo un approccio che non funziona al raggiungimento degli obiettivi. Ma allora, come facciamo a raggiungere i traguardi che ci siamo proposti? Beh, continua a leggere 🙂

Quando stabiliamo degli obiettivi da raggiungere nella nostra vita, molte volte quello che facciamo è pensare all’obiettivo e mettere in moto tutta una serie di azioni per raggiungerlo, che sembra la cosa più logica da fare, giusto? E invece, a quanto pare no! Ho sempre avuto una visione abbastanza elastica degli obiettivi, come se non riuscissi mai a definirli chiaramente, poi ho trovato un libro “Piccole abitudini per grandi cambiamenti” che ha dato una struttura un po’ più organizzata alla mia idea.

I 3 livelli del raggiungimento degli obiettivi

In breve, funziona così: quando vogliamo raggiungere un obiettivo, ci sono tre livelli al lavoro:

1) il primo livello è l’obiettivo che vogliamo realizzare (in campo lavorativo o personale, poco importa)

2) il secondo livello sono tutti i processi che mettiamo in moto per raggiungere l’obiettivo

3) il terzo livello che è l’identità.

Spesso, quando parliamo di obiettivi partiamo dal primo livello per poi arrivare al secondo, ma pare che il modo migliore per raggiungere le mete che ci siamo prefissate sia partire dal terzo livello, da noi e, piano piano, spostarsi al secondo e poi, il terzo gli obiettivi appunto, si realizzerà naturalmente, quasi senza sforzo.

Concentriamoci sulle cose su cui abbiamo controllo: così realizziamo i nostri obiettivi

Eh sì, perché, in effetti, se noi ci focalizziamo solo sugli obiettivi, ci focalizziamo su un risultato che non dipende solo da noi.

Ti faccio un esempio: vuoi perdere 10 kili ok? Allora fai ginnastica etc…e poi però scopri che la bilancia, cacchio, ti dice che ne hai perso 4….e allora che fai? Ti scoraggi e lasci perdere. E lasci perdere perché ti focalizzi sui 10 kili non sui cambiamenti che devi fare. Magari ci sono cose che non hai focalizzato bene e che non ti hanno permesso di capire ben come raggiungere l’obeittivo che ti eri ripromesso e quindi, focalizzandoti solo su risultato ti perdi d’animo e alla fine lasci perdere.

Questo potrebbe succedere se ci focalizziamo solo sul risultato finale.

Ma quando partiamo da noi, beh, allora tutto cambia perché non ci focalizziamo più sulla meta finale, ma ci focalizziamo solo ed esclusivamente sulle cose che noi possiamo fare per raggiungere l’obiettivo prefissato.

Stabiliamo degli obiettivi perché vogliamo cambiare i nostri risultati, ma non sono i risultati il problema. Il problema, quello che dobbiamo cambiare, sono le cose che noi facciamo per perseguire quei determinati obiettivi.

Ma allora come cambiamo questi processi? Seguiamo un po’ questo schema di identità, processo, risultato.

Passo #1: partiamo dall’identità:

Il primo livello per raggiungere i nostri obiettivi: l'identità
Il primo livello per raggiungere i nostri obiettivi: l’identità

Nel libro si parla di identità, considerando più che altro le abitudini, ma io preferirei parlare di identità nel senso proprio di chi siamo noi, quindi la prima cosa da fare è stabilire degli obiettivi che siano in linea con noi.

Ma come, non abbiamo appena detto che stabilire degli obiettivi non è la cosa più importante?

Beh, in realtà non è che non è importante; le mete a cui tendiamo servono per stabilire una direzione verso cui andare, ma i processi che mettiamo in moto sono quelli che effettivamente ci fanno andare in direzione di quell’obiettivo.

Quindi, quello che dobbiamo fare noi in realtà è assicurarci che la direzione che noi stabiliamo sia in linea con noi, con i nostri valori, e con le nostre motivazioni, ma anche che questi obiettivi siano sufficientemente ambiziosi e anche abbastanza difficili da raggiungere, in modo che quello che vogliamo realizzare sia “sfidante” a sufficienza da rimanere “interessante” anche sul lungo periodo.

Ma soprattutto devono anche emozionarci, dobbiamo sentirli un po’ sotto la pelle; ci deve essere questo legame emotivo che ci spinge lungo la strada, che ci motiva.

Una volta che abbiamo stabilito degli obiettivi che siano in linea con noi, allora possiamo passare al processo che è appunto il secondo livello.

Passo #2: come raggiungere il nostro obiettivo con un piano dettagliato

Naturalmente dobbiamo fare un piano d’azione per conseguire un obiettivo, il che vuol dire fare un po’ di “retro ingegneria” e, partendo dal risultato finale, provare a smontarlo per capire quali sono tutte le azioni che dobbiamo intraprendere tutti i giorni per raggiungere il traguardo desiderato. Dobbiamo in breve diventare bravi a gestire i nostri obiettivi.

Ti faccio un esempio: quando studiavo all’università avevo pochissimo tempo per studiare, per cui dovevo per forza ottimizzare al massimo i tempi e, quindi, organizzare il mio tempo il meglio possibile; sapevo che magari dovevo studiare 600 pagine di libro in 30 giorni, e questo vuol dire che, considerando anche il ripasso e i giorni di riposo, dovevo studiare 30 pagine per 20 giorni, lasciando appunto qualche giorno libero per il ripasso finale e il riposo. Seguendo questo schema sapevo quanto dovevo fare tutti i giorni per raggiungere il risultato che mi ero proposto.

come raggiungere gli obiettivi prefissati
Come raggiungere gli obiettivi prefissati con un piano

Passo #2.2: dedicare le nostre energie nei momenti migliori

Questo ci porta al secondo step che è allocare le cose da fare negli spazi della giornata in cui siamo più attenti vigili e produttivi. Di questo ho già ampiamente parlato nell’articolo sulla produttività.

Mettendola in breve qui (ma la versione completa la trovi nell’articolo linkato) la cosa più importante da tenere presente è che dobbiamo necessariamente dedicare alle attività che ci servono per raggiungere la nostra meta il tempo, lo spazio e le energie necessarie per svolgere tutte le azioni che servono.

Ad esempio, se vuoi perdere quei famosi 10 kg, magari dovrai fare più esercizio, il che significa che, nell’arco della settimana, dovrai trovare qualche ora da dedicarci, e trovarle in un momento in cui hai maggiori probabilità di riuscire a dedicare queste ore.

Ecco, quindi, magari non fissarle dopo cena perché, molto probabilmente, potresti essere troppo stanco, quindi non ti eserciteresti -> quindi sul lungo periodo non raggiungeresti il tuo obiettivo, -> quindi ti perderesti d’animo, -> quindi alla fine lasceresti perdere (quindi poi ti sentiresti una merda e mangeresti 10 kg di gelato per tirarti su….e via di nuovo…).

Passo #2.3: le abitudini, il motore del cambiamento

E qui arriviamo ad un punto molto importante che sono le abitudini.

Riprendiamo l’esempio dei 10 kg; dicevamo che dovremmo fare un po’ di esercizio fisico, ma sicuramente l’esercizio fisico non basta e dovremmo modificare un po’ le nostre abitudini (guarda un po’) alimentari.

Diciamo che, per esempio, hai l’abitudine di mangiare dei piccoli dolci a fine pasto o durante la giornata: chissà, magari, sostituendo questi dolcetti con qualcosa di meno calorico, riusciresti a diminuire le calorie che assumi durante il giorno, il che potrebbe essere un ulteriore piccolo passo verso il tuo obiettivo.

Raggiungimento obiettivi
La forza delle abitudini

In questo caso, non parliamo di azioni grandi e importanti, come magari iscriversi in palestra, ma si tratta di modificare piccoli comportamenti che abbiamo tutti i giorni e che, se messi insieme, possono avere un effetto molto rilevante sul risultato finale.

E in effetti, se ci pensiamo, il raggiungimento di un obiettivo si basa sì su azioni grandi e importanti, ma soprattutto si basa anche sulle piccole azioni quotidiane che ci possono far proseguire o meno nella direzione che noi avevamo deciso.

Spesso pensiamo che per raggiungere l’obiettivo dobbiamo fare queste grosse azioni ma tra una grossa azione e l’altra ci sono un milione di piccole azioni che facciamo senza pensarci perché sono abitudini: cose che facciamo, cose che pensiamo, cose che diciamo senza pensarci, perché sono parte di noi, perché sono parte delle nostre abitudini.

E se questo milione di piccole abitudini avessero in realtà un effetto ancora maggiore delle grandi azioni?

Passo #2.4: scomporre le azioni in parti minime

E poi, un po’ sulla scia di queste azioni minime, c’è un altro punto molto importante che è quello di scomporre tutte le azioni che dobbiamo intraprendere nelle loro parti più piccole.

Quindi, non era l’esame da 600 pagine, ma erano le 30 pagine al giorno. Anche solo a guardarle, 30 pagine sono molto meno spaventose di 600, no?

perseguire un obiettivo
Perseguire un obiettivo smontandolo in piccoli pezzi

Poi, certo, possiamo pianificare tutto quello che vogliamo, e lo dobbiamo fare nei dettagli, ma finché non usciamo dalla carta, o dall’APP (a seconda di quanto siamo tecnologici), non andremo da nessuna parte.

Finché non usciamo dalla nostra testa e non ci sporchiamo le mani, beh, purtroppo, non andremo da nessuna parte. Sarebbe un po’ come mettere il navigatore scegliere la destinazione, e poi non accendere nemmeno la macchina.

Come dice lo slogan della nike: “just do it”, che in italiano possiamo tradurre come:

“Fallo e basta”

Nike

Passo #2.5: aggiustare la mira

Poi, naturalmente, in mezzo a tutti i nostri piani e progetti c’è la vita, con tutti i casini gli impegni, i contrattempi e gli imprevisti che si porta dietro.

raggiungere gli obiettivi prefissati
Shit Happens

Allora qui secondo me è importante aggiustare il tiro in corsa ed essere elastici con i nostri traguardi. E’ anche per quello che dicevo che più che l’obiettivo è importante focalizzarci sul processo e sulle abitudini, perché una volta che quelli diventano punti fissi, l’effettiva realizzazione si potrebbe magari spostare anche un po’ più in là nel tempo, ma non sarebbe una cosa granché importante perché alla fine siamo sicuri che l’obiettivo lo raggiungeremo comunque, semplicemente perché abbiamo modificato i nostri processi, come a dire che abbiamo trovato il nostro “come”:

E appunto, come dicevamo, e come diceva anche Forrest Gump “Shit happens” e non possiamo purtroppo farci niente. Potrebbero capitare imprevisti o ostacoli che non avevamo considerato e che rallentano di brutto il nostro percorso. Come si dice:

Gli uomini fanno progetti e gli dei sorridono

Ed è in questo caso che io sono particolarmente elastico, nel momento in cui mi dico “vabbè oh, io ho fatto tutto quello che potevo fare di più non potevo proprioamen” tra l’altro, una cosa che mi è capitata spesso, è definire degli obiettivi che io ritenevo ambiziosi e poi, mentre ci lavoravo, mi sono reso conto che facendo del mio meglio, in realtà, potevo raggiungere dei risultati che erano ancora superiori alle aspettative.

Quindi, se io mi fossi fermato solamente al mio obiettivo, avrei raggiunto dei risultati minori rispetto a quelli che poi ho effettivamente realizzato.

Ma anche se così non fosse, anche solo facendo del nostro meglio otterremo comunque dei grandi risultati.

C’è una bellissima espressione in inglese che si traduce più o meno come

Mira alla luna. Anche se la mancassi finiresti comunque in mezzo alle stelle

Passo #3: raggiungimento dell’obiettivo….o no

E poi c’è il terzo livello che è l’obiettivo che, se abbiamo seguito i due punti precedenti, beh alla fine non è nemmeno così importante. Cioè, se ce l’abbiamo fatta, ok, meglio per noi, spero veramente che saremo felici e soddisfatti per il fatto di averlo raggiunto e potremo darci una pacca sulla spalla dicendoci “brav*, obiettivo raggiunto!”.

E se non lo raggiungiamo?

Beh allora in questo caso, magari abbiamo fatto un piano che non era appropriato, magari abbiamo bisogno di più tempo o risorse diverse, o magari semplicemente quell’obiettivo non fa per noi.

In qualunque caso, per quanto possa farci girare le palle, anche nelle delusioni ci potrebbero essere delle indicazioni utili per capire dove dobbiamo cambiare, sia nei processi, sia nei traguardi, oppure magari nel nostro modo di approcciarci ai risultati e agli ostacoli.

Proprio sulla questione del fallimento e degli ostacoli ho letto tempo fa un libro molto interessante che si chiama “L’ostacolo è la via” che ti consiglio di leggere perché propone una visione che, almeno per me, è stata davvero una rivoluzione, cioè vedere gli ostacoli e i casini non come ostacoli e casini, ma come possibilità.

E se guardiamo ai fallimenti non come fallimenti ma come opportunità che abbiamo per capire dove stavamo sbagliando, ecco che non ragioniamo più in termini di obiettivi e quindi molto più difficilmente ci scoraggeremo e lasceremo perdere.

Per cui a questo punto, il raggiungimento dell’obiettivo non è più una possibilità ma è più che altro una questione di tempo.

Come a dire che l’unico modo di fallire e lasciar perdere.

Oltretutto, avremo la possibilità di lasciare perdere, vivendola quasi più come una scelta che noi facciamo consciamente perché ad un certo punto, l’obiettivo, semplicemente ci è caduto dalle mani, non è più importante per noi (posto che lo sia mai realmente stato).

Poi, chiaramente, ognuno di noi è diverso, per cui magari ci sono persone per cui funzionano alla grande gli obiettivi S.M.A.R.T, ci sono persone per cui funzionano benissimo le visual boards, e ci sono persone che hanno la necessità di condividere con il mondo il fatto di avere un obiettivo.

obiettivi da raggiungere
Siamo tutti diversi

Non siamo fatti tutti allo stesso modo e ognuno di noi potrà prendere una strada piuttosto che un’altra, ma secondo me la cosa importante è che capiamo come concentrarci su un obiettivo e tenere ferma la rotta. E’ anche questo atteggiamento a farci progredire come persone.

E chissà, se hai provato altri metodi e per te non hanno funzionato, allora forse questo nuovo modo di approcciare gli obiettivi potrebbe anche aiutarti. Spero veramente che sia così.

Un abbraccio.

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