
Come ritrovare la motivazione quando non abbiamo voglia di fare nulla
Se abbiamo perso la nostra spinta a lavorare sui nostri progetti e su quello che ci appassiona di più, molto probabilmente abbiamo perso di vista il motivo per cui abbiamo […]
Pensare troppo è quella cosa che ci accade quando, invece che essere attivi nel mondo intorno a noi, ce ne rimaniamo rinchiusi nella nostra testa, pensando al passato, e a tutti i torti che abbiamo subito, al futuro, con tutte le paure che questo comporta ma, purtroppo, mai al presente.
Se penso troppo, vuol dire che non sono sufficientemente concentrato sul mondo che mi circonda, il che limita notevolmente la mia capacità di agire e di guidare le mie azioni nella direzione migliore per me.
Questo viene anche per logica perché, appunto “penso troppo” vuol dire anche “faccio poco”.
Ormai, però, abbiamo capito che il “fare” è sempre una condizione necessaria per realizzare i nostri obiettivi, realizzare la nostra natura ed essere più soddisfatti nella vita e nel lavoro. Quindi il modo migliore per non pensare troppo è smettere di pensare, e iniziare a fare.
Certo, tra il dire e il fare ci passa in mezzo il mare, ma quindi come facciamo a smettere di pensare troppo?
Quando dedichiamo una parte eccessiva delle nostre energie e il nostro tempo ad arrovellarci sui nostri pensieri allora nel migliore dei casi perderemo parte della nostra efficacia, perché sacrificheremo la capacità di dare una priorità alle cose davvero importanti nella nostra vita.
Ma poi è un attimo che si affacceranno anche malesseri come l’insonnia, l’ansia, la depressione e una progressiva diminuzione della nostra autostima. Saremo anche costantemente stanchi e spossati perché se pensiamo troppo e, allo stesso tempo, non facciamo niente, è come tenere acceso un motore sempre a 5000 giri ma con la marcia in folle il che ci fa consumare un botto di benzina senza farci andare da nessuna parte.
Poi, personalmente, ho iniziato a fare caso che quando mi accadono piccoli incidenti è perché, magari, non pongo abbastanza attenzione a quello che sto facendo e sono troppo immerso nella mia testa. Quindi, magari, sto camminando e mi inciampo o, magari, mi taglio con un coltello mentre faccio da mangiare. Chissà, forse se fossi più concentrato su quello che sto facendo e su dove metto i piedi questi incidenti non accadrebbero.
Forse banalmente, ma il primo passo che dobbiamo fare se vogliamo smettere di pensare troppo è renderci conto che, appunto, stiamo pensando troppo. Ma come facciamo esattamente a rendercene conto? Beh, sicuramente “staccarci” un pochino da noi stessi per guardarci da fuori può sicuramente aiutarci.
Quando ci rendiamo conto che siamo sempre immersi nei nostri pensieri, nel nostro rimuginio ossessivo e nelle nostre ruminazioni pensando alle decisioni, forse sbagliate, che abbiamo preso in passato, continuare a martellarci all’infinito sugli errori che abbiamo commesso e, ancora, quando ci fissiamo su cose su noi non abbiamo controllo, ecco allora sì che chiaramente stiamo pensando troppo.
Come tutte le cose ultimamente, anche questo pensare incessante ha un nome in inglese che è “overthinking” (letteralmente appunto “pensare troppo”).
Se ci facciamo caso, ci renderemo conto che la maggior parte delle volte i pensieri che ci vengono in mente sono automatici cioè, ci arrivano senza che noi “li decidiamo”.
È un esperimento che, se vuoi, puoi provare anche da solo: ti puoi mettere seduto tranquillo sul divano, o sdraiato, o anche stare in piedi se preferisci e, chiudendo gli occhi, vedere semplicemente quali e quanti pensieri ti arrivano.
Vedrai anche tu che la stragrande maggioranza di questi pensieri si formano automaticamente nel tuo cervello.
Questo, come dicevo quando parlavo della paura del futuro, secondo me è una cagata pazzesca. “Penso dunque sono”, ma se io non ho controllo sui miei pensieri, allora vuol dire che io non ho il minimo controllo sul mio essere.
Anche a livello intuitivo capiamo che non può essere così. Questo motto, però, un fondo di verità lo ha, nella misura in cui noi ci identifichiamo coi nostri pensieri.
Se noi facciamo lo sbaglio di identificarci con i nostri pensieri allora noi, con il tempo, diventeremo i nostri pensieri.
Ricordiamoci sempre che i pensieri si trasformano in azioni, le azioni si trasformano in abitudini, le abitudini, con il tempo, si trasformano in identità.
Eppure, questo, purtroppo, è quello che molto spesso facciamo: veniamo rapiti dai nostri pensieri e, senza rendercene conto, incominciamo a seguirne uno, poi un altro, poi un altro e poi un altro ancora, fino a che saremo completamente immersi nella nostra testa.
E, oltretutto, molto spesso, questi pensieri sono negativi e controproducenti, il che vuol dire che, non solo rinunciamo alla realtà per vivere nella nostra testa, ma rinunceremo alla realtà per vivere in un mondo immaginario fatto di negatività e paure, esattamente quello che c’è nella nostra testa.
Non dobbiamo quindi fare l’errore di immedesimarci coi nostri pensieri, perché i nostri pensieri si formano automaticamente nel nostro cervello e, il più delle volte, altro non sono che le solite frasi, immagini, situazioni che il nostro cervello ci ripropone all’infinito.
Il vero danno che il “cogito ergo sum” ha creato è che, anche se ad un certo livello ci possiamo rendere conto che noi e i nostri pensieri siamo due cose diverse, il fatto di prendere distanza dalla nostra testa ci spaventa perché se noi non siamo i nostri pensieri, allora, che cosa siamo?
Abbiamo paura che, anche se pensiamo troppo, e questo ci fa stare male, se smettessimo di pensare perderemmo la nostra identità e, alla fine il controllo che abbiamo sulla nostra vita.
Un altro motivo per cui noi non possiamo immedesimarci con i nostri pensieri è che i pensieri vivono nel mondo della razionalità della ragione e della logica, ma non considerano il mondo della intuizione, che è un po l’altra faccia della nostra medaglia.
Bob Samples parafrasando Einstein disse che “l’intuizione o la mente metaforica sono un dono sacro. [Einstein] disse che la mente razionale è, invece, solamente un fedele servitore. È paradossale che nella vita moderna abbiamo iniziato a venerare il servo e abbiamo lasciato in disparte il dono divino”.
Quindi, siamo continuamente divisi tra il voler smettere di pensare e aver paura di questo “vuoto”. Quindi, avendo paura, chissà, forse facciamo prima a cercare tutte le distrazioni possibili pur di non pensare e, allora, è un attimo sostituire una dipendenza (quella dal pensiero) con un’altra che sia il gioco, il fumo, il rumore o, in generale, qualunque altra cosa che noi facciamo per “smettere di pensare”.
Il problema di questo approccio è che semplicemente sostituiamo un problema con un altro, ma non andiamo a risolvere il problema alla radice ossia come smettere di pensare troppo?
A volte, invece ci lasciamo trasportare senza opporre resistenza là dove i nostri pensieri ci vogliono portare. In questi casi, quindi, incominciamo a pensare e ripensare a situazioni passate, a ciò che abbiamo fatto o non abbiamo fatto, a ciò che ci è stato detto, a quello che potrebbe succedere, alle nostre paure e ci facciamo tirare a fondo dai pensieri negativi (il bias della negatività). In breve, pensiamo troppo e, alla fine, viviamo male
Iniziamo a cercare di risolvere problemi che magari non esistono nemmeno, oppure che possono essere risolti solamente agendo nel mondo reale. Ci rigiriamo i pensieri nella testa come facciamo quando abbiamo una caramella in bocca, li guardiamo da tutti i punti di vista possibili e, ad un certo momento, la ragione ci dice che sì le cose stanno proprio così, ma 5 secondi dopo, la stessa ragione ci dice che no, le cose stanno in maniera differente.
E allora siamo sballottati da una parte e dall’altra seguendo il filo di una “ragione” che di razionale ha ben poco. Semplicemente siamo in balia del nostro cervello che altro non fa che produrre pensieri in continuazione (se noi glielo lasciamo fare).
Accennavamo prima al tentativo di risolvere i nostri problemi pensandoci su, ed è proprio in questi casi che confondiamo il “pensare ai problemi” con “risolvere i problemi”. I problemi, per quanto il nostro cervello ci dica il contrario, non li risolveremo mai pensandoci e ripensandoci su.
Risolveremo i problemi solamente quando utilizzeremo i nostri pensieri e il nostro cervello solo per creare un piano e una strategia, ma lasciando tutto il resto delle nostre risorse e delle nostre energie all’azione, mettendo materialmente in pratica il piano che abbiamo elaborato proprio con i nostri pensieri
A volte, si finisce anche con il confondere il pensare troppo con l’introspezione e con la profondità. L’introspezione altro non è che rivolgere il nostro sguardo più profondo verso noi stessi, verso i nostri bisogni più profondi. Ma una volta che abbiamo visto quello che c’è dentro di noi, non ha senso continuare a guardarlo, ma ha senso utilizzare la realtà intorno a noi per realizzare la nostra visione, altrimenti questa rimane solo una pippa mentale.
Se continuiamo a guardare dentro di noi e non facciamo nulla, allora, appunto, incominciamo a pensare troppo e, di nuovo, non andiamo da nessuna parte.
A volte, nonostante le buone intenzioni, siamo bloccati perché non sappiamo quale scelta fare e, allora, continuiamo a pensare a tutte le possibili soluzioni. È quella che si chiama la legge di Hick, secondo la quale il tempo che serve per prendere una decisione è direttamente proporzionale al numero di opzioni disponibili.
Se hai un account su Netflix e ti sei ritrovato a non sapere che cosa scegliere, hai presente di che cosa parlo.
In questi casi, pensiamo troppo perché siamo bloccati dalla paura di fare la scelta sbagliata, e allora spendiamo un sacco di tempo ed energie ad analizzare i pro e i contro di ogni scelta il che, naturalmente, non è assolutamente una garanzia di fare la scelta migliore.
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di qui e ora, chissà forse a ragione. Concentrarsi nel qui e ora è un ottimo modo, se non il migliore, per interrompere il flusso continuo dei nostri pensieri e ritornare a concentrarci sul presente.
Un modo molto efficace per ritornare nel presente è praticare la meditazione. Spesso intendiamo la meditazione come uno stare seduti o inginocchiati, ad occhi chiusi, concentrati sul nostro respiro e questa, certo, è meditazione.
Però, possiamo anche meditare rimanendo concentrati su quello che stiamo facendo. In effetti, l’essenza della meditazione è rimanere presenti alle nostre sensazioni, al nostro corpo, alla realtà intorno a noi e, quindi, va benissimo anche concentrarci sulle cose materiali che stiamo facendo. Insomma, basta svuotare la mente.
Quando parlavamo della paura del futuro, dicevamo che il nostro cervello può essere occupato da una cosa alla volta quindi, in questo caso, o dai pensieri o dalla realtà. Se, come dicevamo prima, spostiamo la nostra attenzione sulla realtà intorno a noi, ecco che occupiamo l’unico slot disponibile non con pensieri intrusivi, ossessivi o distruttivi, ma con la realtà che ci circonda che, potrebbe anche non essere quella che vogliamo noi ma è l’unica possibile ed è l’unica con cui possiamo fare i conti.
Ne avevo già parlato, ma le pagine del mattino sono uno strumento ottimo per liberarci la testa e fare un po’ di pulizia interiore. Nel momento in cui noi, tutte le mattine, per prima cosa, ci dedichiamo una ventina di minuti per scrivere, senza filtri, le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri, attivamente svuotiamo la nostra testa da questi elementi intrusivi per portarli sul foglio. Questa pratica, quando viene ripetuta nel tempo, dà dei risultati straordinari proprio perché questo ci libera la testa, ci alleggerisce di un peso e quindi ci permette di agire più concretamente nel mondo.
Avremo meno la testa piena di pensieri, saremo meno ansiosi, meno preoccupati, più concentrati e focalizzati perché non disperderemo le nostre energie in pensieri infruttuosi o, nella peggiore dei casi, dannosi.
Come dicevamo tempo fa quando parlavamo dei social media, questi sono un ottimo strumento per rimanere informati e in contatto con il mondo se usati usa nella maniera e nei tempi corretti. Purtroppo, però, molte volte rimaniamo preda dei social media e di tutti i messaggi negativi che questi ci portano.
Farci assorbire dal turbine di negatività dei social media, vuol dire alimentare la nostra testa con ulteriori pensieri e stati d’animo negativi (e non ne abbiamo bisogno!). Se vogliamo smettere di pensare troppo, allora dobbiamo necessariamente diminuire la nostra esposizione a questi input negativi che altro non fanno che succhiarci risorse ed energie.
I social media, quando usati nella maniera corretta, sono uno straordinario strumento di crescita, ma se ci facciamo prendere la mano, possiamo diventarne schiavi, esattamente come con i nostri pensieri.
Se vogliamo diventare più attivi nel mondo e realizzarci nella vita e nel lavoro, allora dobbiamo fare molta attenzione alle persone che ci circondano.
Se intorno a noi abbiamo prevalentemente persone che ci ostacolano, che ci stressano e che, appunto, ci creano più pensieri che altro, allora, forse, dovremmo lasciarle andare.
Non è questione di essere persone che pensano solo a se stesse, ma è questione di pensare prima di tutto al proprio benessere, dal momento che ciascuno di noi ne è responsabile per ciò che gli compete. Un argomento tosto e complesso che ho sviscerato anche qui
Nel momento in cui noi continuiamo a lamentarci con gli altri delle cose che non ci vanno bene, allora vuol dire che stiamo dedicando troppa attenzione e troppo energie a questi aspetti negativi. Certo, magari abbiamo tutte le ragioni di questo mondo a lamentarci, magari abbiamo litigato con qualche familiare o il nostro lavoro ci crea un bel po’ di gratta capi, ciò però non toglie che lamentarci va bene ma poi dopo un po’ basta.
Se vogliamo migliorare le cose che non ci vanno bene della nostra vita, allora non abbiamo altra scelta che metterci in gioco, rimboccarci le maniche, e iniziare a camminare nella direzione in cui noi vorremmo andare. Questo ovviamente implica il fatto di smettere di pensare e, come dicevamo prima, iniziare a “fare”.
Purtroppo, anche se ci piacerebbe, gran parte della nostra vita è dominata da cose su cui noi non abbiamo il benché minimo controllo. Se vogliamo smettere di fare e spostare queste energie verso l’azione, benissimo; ma per far sì che queste azioni abbiano il maggiore impatto possibile, dobbiamo anche stare attenti a indirizzare le nostre azioni là verso gli aspetti della nostra vita che noi possiamo controllare in prima persona.
Quelli sì, li possiamo influenzare, modificare e dargli un’impostazione più in linea con noi. Pensare di poter agire sugli altri eventi e sugli altri aspetti su cui noi non abbiamo controllo è, anche in questo caso, uno spreco di energie che poi, sul lungo periodo, potrebbe di nuovo ritornare un pensare troppo causato dall’insoddisfazione di non essere riusciti a migliorare le cose.
Se vogliamo smetterla con l’overthinking, dobbiamo anzitutto dare alla nostra vita la piega che noi vorremmo, e il modo migliore per farlo è andare a toccare i tasti che noi possiamo toccare.
Il resto non dipende da noi.
A volte capita anche che pensiamo troppo perché le cose su cui noi abbiamo controllo e su cui noi dovremmo agire sono così grosse e così articolate da farci paura. Questa paura dovuta alla grandezza del compito che ci spetta ci fa rimanere bloccati lì dove siamo.
In questo caso la soluzione è abbastanza semplice e consiste nello scomporre in parti più piccole e gestibili questo elefante. Come a dire che pensare a una camminata di 100 km ci viene male (perlomeno a me), ma pensarla come 100 camminate da 1 km, questo sì, mi pare ben più gestibile e fattibile.
Con i grandi progetti della nostra vita, dobbiamo avere lo stesso atteggiamento: non guardare il risultato finale in sé, cosa che appunto potrebbe spaventare, ma piuttosto pensare di risolvere tutte le parti più piccole che lo compongono.
Quando parlavamo prima della paralisi da analisi dicevamo che parte di questa paralisi deriva proprio dalla paura di fare la scelta sbagliata. Il trucco qui sta nel capire che la maggior parte delle volte le nostre scelte non sono definitive, e che possiamo ritornare sui nostri passi se vediamo che la decisione che abbiamo preso è sbagliata.
Questo, non solo riduce la pressione dell’errore, ma ci aiuta anche a fare scelte più informate e, quindi, migliori per noi.
Un altro aspetto della paralisi da analisi è che spesso paragoniamo diversi aspetti di una questione senza però averne una visione completa e definita. Smettere di pensare troppo vuole anche dire accettare il fatto che, nella realtà dei fatti, a noi mancano molte delle informazioni necessarie e che quindi tutto il pensiero di questo mondo, non ci potrebbe comunque aiutare a fare la scelta migliore, o, perlomeno, quella più informata.
È la differenza tra il gioco degli scacchi e il poker: negli scacchi tutte le pedine sono visibili a tutti e due i giocatori e quindi il gioco, le mosse e le possibilità sono chiare a entrambi. Parte del fascino del poker, invece, sta nel non sapere quello che gli altri giocatori hanno in mano e quindi la bravura del giocatore sta anche nell’abilità di interpretare la situazione presente pur non avendo tutte le informazioni.
Nella vita è la stessa cosa: spesso non abbiamo tutte le informazioni che noi vorremmo per fare la scelta migliore possibile e questo, ci blocca e ci fa rimanere fermi lì a pensare (troppo); a volte, basterebbe riconoscere e accettare questa realtà sapendo che, a volte, tutto ciò che serve è fare un atto di fede e buttarsi sperando che vada tutto bene e senza sentirsi dei falliti totali nel caso non andasse come speriamo.
Collegata con quanto visto, sopra la paura di commettere errori, la paura di fare la scelta sbagliata, la paura di agire ci bloccano e ci lasciano le impietriti. Anche in questo caso non abbiamo altra scelta che considerare l’errore come un elemento inevitabile e imprescindibile della vita, un elemento che, anzi, noi possiamo utilizzare a nostro favore proprio per fare delle scelte più informate in futuro e per non commettere gli stessi errori nel caso ricapitasse la stessa situazione.
Come dicevamo prima, avere troppe scelte può portare alla paralisi proprio perché continuiamo a pensare alle varie alternative, e questo continuo riflettere sulle varie possibilità non ci permette di proseguire.
In questo caso l’unica cosa che possiamo fare è, per quanto possibile, ridurre il numero di scelte disponibili in modo tale da ridurre anche gli input che ci creano troppi pensieri.
Quale che sia l’ambito della tua vita su cui ritieni di pensarci su troppo, ti invito a riconsiderare la tua strategia per non limitarla solamente al pensiero e alla teoria.
Qualunque sia il campo in cui vorresti progredire, puoi radunare tutte le informazioni che hai raccolto nel corso del tempo, tutte le riflessioni che hai fatto tutti i pro e i contro della situazione.
Ma, una volta fatto questo, buttati, fai la tua scelta pensando anche che, mal che vada, avrai imparato qualcosa e che questo qualcosa, d’ora in poi, sarà parte di te, del tuo vissuto, e della tua saggezza.
Un abbraccio
Elio Dicembre 22, 2021
Se abbiamo perso la nostra spinta a lavorare sui nostri progetti e su quello che ci appassiona di più, molto probabilmente abbiamo perso di vista il motivo per cui abbiamo […]
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