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Lavoro

Come ritrovare la motivazione quando non abbiamo voglia di fare nulla

Elio Dicembre 22, 2021


Background

Se abbiamo perso la nostra spinta a lavorare sui nostri progetti e su quello che ci appassiona di più, molto probabilmente abbiamo perso di vista il motivo per cui abbiamo iniziato a lavorarci su. Quindi ci chiediamo come ritrovare la motivazione perduta, e la risposta, come spesso capita è forse lì davanti al nostro naso, in attesa che noi la scopriamo.

La parola “motivazione” viene da “muovere”, quindi possiamo dire che quando parliamo di motivazione parliamo, sostanzialmente, del motivo per cui ci muoviamo, del perché facciamo le cose. Se vogliamo continuare a muoverci, ossia se vogliamo trovare o ritrovare la motivazione dobbiamo quindi anzitutto capire perché ci stiamo muovendo e perché facciamo quello che facciamo.

Tempo fa ho visto uno dei TED talk più interessanti, intitolato “How great leaders inspire action” di Simon Sinek, in cui il presentatore propone la tesi che per avere un reale impatto sul mondo attraverso quello che facciamo, dobbiamo anzitutto capire (e comunicare) il perché lo facciamo, i motivi che ci hanno spinto a farlo.

Quando perdiamo di vista il perché ci impegniamo e lavoriamo così duramente, allora è facile perdere la motivazione che ci spinge in avanti.

Ma cosa c’entra ritrovare la motivazione con il lavoro?

Magari, il nostro lavoro non ci piace o, addirittura, ci fa star male. Allora ci diciamo che dovremmo cercare un altro lavoro o, addirittura crearne uno nostro. Spesso, partiamo anche a mille e facciamo piani, progetti, e magari incominciamo anche a lavorarci ed investirci tempo e denaro.

Con il passare del tempo, però, questo fuoco della motivazione, piano piano, si spegne per lasciare spazio ai vari “ma sì, dai, mi ci metto domani”, oppure “lo faccio più tardi, adesso esco a fare un giro”, o qualunque altra scusa; comunque hai capito di che cosa parlo.

Se cediamo continuamente a queste distrazioni, con il passare del tempo, ci ritroveremo ad essere completamente fermi e a non aver fatto nulla di quello che, tempo prima, ci aveva caricato così tanto.

E, alla, arrivano depressione, sensi di colpa, ansia, senso di inadeguatezza e chi più ne ha più ne metta.

Quindi, se vogliamo soddisfarci sia dal punto di vista personale che da quello professionale, non abbiamo altra soluzione che quella di capire dove e come ritrovare la motivazione che, purtroppo, a volte, perdiamo.

Ritrovare la motivazione vuol dire distinguere i due tipi

L’uomo è un essere complesso che vive e si interfaccia con il mondo grazie all’intrecciarsi continuo di due realtà diverse che comunicano di continuo: una realtà interna, ed una esterna. Così come esistono due realtà, esistono anche due spinte che ci muovono ad agire nel mondo, una spinta interna ed una spinta esterna, dove, ovviamente per “spinta” intendiamo per l’appunto le motivazioni.

Quindi, possiamo dire che esistono “motivazioni estrinseche” e “motivazioni intrinseche”. Le estrinseche sono tutte le ragioni per cui lavoriamo e ci impegniamo che hanno a che fare con il mondo esterno a noi, quindi lo stipendio, lo status sociale, una pensione, un mutuo e così via.

Le motivazioni intrinseche, invece, sono tutte quelle motivazioni che trovano la radice del loro essere all’interno di noi, quindi vogliamo soddisfare un nostro sogno, vogliamo sentirci pieni e realizzati, vogliamo sentirci in pace con noi stessi e così via.

Va da sé che quelle intrinseche sono anche quelle che ci garantiscono una più forte spinta motivante, mentre quelle estrinseche ci potranno dare un po’ di spinta, certo, ma se non sono accompagnate anche da un “significato più interiore”, allora non andremo molto lontano.

Questo è anche il motivo per cui molte delle tecniche che vengono proposte solitamente per ritrovare la motivazione falliscono: spesso, infatti, si sente parlare di stabilire degli obiettivi, creare delle to do list, alzarsi prima la mattina, fare sport, pensare positivo, e chissà che altro.

Per carità, tutti i consigli validissimi, il problema, però, è che spesso queste cose vanno un po’ bene per tutte le stagioni e, raramente, toccano delle corde interne nostre, proprio le corde che ci servono per rimetterci in moto.

Il problema reale sta quindi nel capire come ritrovare la motivazione quando ci mancano le spinte interne.

La motivazione non è un interruttore

ritrovare la motivazione

Oltre a capire che riscoprire la propria motivazione vuol dire, essenzialmente, riscoprire il perché facciamo quello che facciamo, dobbiamo anche capire che la motivazione non è un interruttore che basta schiacciare per riaccenderla, ma è più che altro uno stato in cui ci troviamo che, cosa più importante, è sempre un po’ diverso di volta in volta.

Siccome non siamo dei robot, tutto ciò che riguarda il nostro mondo interiore, quindi anche la motivazione, è soggetto a cambiamento e non è mai uguale a sé stesso. Quindi, a volte, siamo tremendamente motivati e ci sentiamo pronti a conquistare il mondo, altre volte non vorremmo fare altro che starcene seduti sul divano a cazzeggiare.

In realtà, non c’è niente di male, e, anzi, un po’ di riposo non fa altro che bene; Il problema è proprio quando ci sentiamo spesso e volentieri così, che vorremmo starcene lì a perdere tempo senza nessuno che interrompa il nostro far niente. Se ci sentiamo così la maggior parte delle volte, allora c’è qualcosa che dovremmo rivedere.

Magari, ci rendiamo conto noi per primi che ci sono delle cose che non vanno e che, appunto, ci manca la motivazione; il problema, però, è che non sappiamo come ritrovare questa motivazione e, quindi, ci sentiamo ancora più in colpa per le nostre mancanze e per il fatto che, prima di tutto, tradiamo noi stessi e le nostre aspettative.

Come ritrovare la motivazione perduta?

Dicevamo prima che la motivazione è un po’ come un fuoco che va tenuto acceso per molto tempo. Se gettiamo nel fuoco solo della carta, questa sì fa delle belle fiamme alte ma queste durano pochissimo; se non buttiamo legna nel fuoco, questo, piano piano, si spegne. Il “trucco” è trovare il giusto equilibrio tra intensità della fiamma e il tempo che a noi serve che questo fuoco rimanga acceso.

La motivazione, come un fuoco di un bel falò ha quindi bisogno di essere acceso, fatto crescere e di essere mantenuto acceso nel tempo e, se possibile, reso ancora più grosso di modo che faccia ancora più luce e calore.

Accendere il fuoco

La scintilla della motivazione

Spesso, mi è capitato di provare sulla mia pelle che la cosa più difficile da fare è iniziare, un po’ come quando si spinge una macchina ferma in cui il punto più difficile e faticoso è quello di iniziare a farla muovere.

E’ proprio il fenomeno che James Clear, definisce come la fisica della produttività che è “sostanzialmente la prima legge di Newton applicata alla formazione delle abitudini: gli oggetti tendono a rimanere in moto. Una volta che il processo è iniziato, è più facile continuare a muoversi in avanti.”

Questo, quindi, significa che la cosa più difficile da fare è trovare la motivazione per iniziare, ma una volta fatto questo, il più è fatto. La stragrande maggioranza dei “punti di frizione” si trova all’inizio, quindi, uno dei modi migliori per “accendere il fuoco della motivazione” è rendere più facile accendere la prima scintilla.

Non esiste il momento giusto

trovare la motivazione

Uno dei motivi per cui, spesso, non riusciamo a sorpassare questo primo scoglio è che ci diciamo che “non ci sentiamo in vena”, “non è il momento giusto”, “non ci sentiamo ispirati” eccetera.

In realtà le cose sono più semplici di così: in quel momento, magari, solo non abbiamo voglia di lavorare o di studiare.

Una cosa importante che dobbiamo capire è che ciò che differenzia un “amatore” da un professionista è che il professionista si mette lì, e fa quello che deve fare a prescindere da come si sente in quel momento. Un professionista sa che se aspetta il momento in cui sarà ispirato o, appunto “in vena”, non ci si metterà mai perché ci sarà sempre qualche ragione per non iniziare. Come dicevamo, l’inizio è sempre la parte più difficile ed è una cosa che abbiamo affrontato anche quando parlavamo della pratica deliberata.

Come ritrovare la motivazione grazie alla pianificazione

Un’altra cosa importante da considerare per rendere più semplice la prima fase del lavoro è pianificare bene quello che dobbiamo fare. Tanto per farti un esempio: pare che Steve Jobs vestisse sempre con la sua “divisa da ordinanza” (jeans e maglione nero) per ridurre la quantità di scelte che doveva fare durante la giornata, e questo gli permetteva di tenere libere le sue risorse energetiche e mentali per quello che sapeva fare meglio, ossia creare prodotti e compagnie altamente innovative.

Il fatto di pianificare in maniera dettagliata ciò che dobbiamo fare significa eliminare gli ostacoli che potrebbero rendere più difficoltoso il nostro percorso o addirittura interromperlo. Steve Jobs aveva addirittura eliminato la scelta di che cosa indossare, ma senza arrivare a questo livello possiamo partire da dettagliare i nostri prossimi passi.

Sentirsi sopraffatti e confusi dal carico di lavoro è sicuramente un ostacolo che aggiunge delle inutili resistenze al nostro lavoro e, come dicevamo prima, quello che vogliamo fare noi è, al contrario, rendere il più semplice possibile tutto il processo.

Se parte del nostro tempo e delle energie le dedichiamo a un sacco di piccoli dettagli che potrebbero essere decisi e pianificati per tempo, invece che semplificare i primi step li rendiamo ancora più difficili, e, così facendo, rischiamo di compromettere tutto il progetto. Alla fine, come spesso accade, sono tante piccole cose a fare la differenza.

Alimentare il fuoco

Una volta che il nostro fuoco della motivazione è stato acceso, abbiamo fatto una buona parte del nostro lavoro, ma dobbiamo fare un’altra parte altrettanto importante, ossia mantenere acceso il fuoco, altrimenti corriamo il rischio di spegnerlo e dover ricominciare tutto da capo (con tutti gli sbattimenti che questo comporta).

Motivazione e autodisciplina

Spesso capita di confondere “motivazione” e “autodisciplina” ma, a ben guardare, sono due cose diverse: l’autodisciplina è quell’ingrediente che noi abbiamo per nutrire la nostra motivazione (ritornando all’esempio del fuoco, l’autodisciplina è la legna che noi utilizziamo per alimentare il fuoco della nostra motivazione).

L’autodisciplina è, per esempio, ciò che noi facciamo per sorpassare i blocchi iniziali che dicevamo prima, ma soprattutto noi utilizziamo l’autodisciplina quando non li sorpassiamo solamente una volta ma 2, 3, 5, 100 volte.

L’autodisciplina è quell’ingrediente in più che ci permette di persistere, nonostante tutto, ma l’autodisciplina è anche la prima cosa a decadere quando ci sono delle distrazioni.

Quando qualcos’altro entra in gioco e ci distrae, ecco che, purtroppo, molto spesso, ci facciamo attrarre di più da questo qualcosa più “scintillante” e mettiamo in secondo piano le cose che dovremmo fare e a lungo andare ci perdiamo per strada, per poi chiederci disperati dove sia finita tutta la motivazione che avevamo all’inizio.

Il judo motivazionale

ritrovare motivazione

È qui che entra in campo il judo motivazionale. Stando alle parole di Kanō Jigorō, il fondatore di questa disciplina “resistere a un avversario molto più potente di te risulterà in una sconfitta; invece, adattarsi e evadere i suoi attacchi gli faranno perdere l’equilibrio, la sua forza di volontà verrà ridotta e tu lo sconfiggerai”.

Possiamo utilizzare questo principio del judo (ma a dire il vero anche dell’aikido), quando parliamo delle distrazioni e di come ritrovare la motivazione che abbiamo perso lungo la strada. Spesso, come dicevamo prima, arriva un qualcosa che ci distrae (il nostro avversario) che ci fa perdere la motivazione a lavorare (il nostro equilibrio). Invece che resistere ostinatamente a queste tentazioni, cosa che spesso ci potrebbe riuscire ma altrettanto spesso invece no, possiamo sfruttarle come “ricompensa” dopo aver svolto il nostro lavoro.

Dovremmo lavorare, ma invece preferiamo guardare un film? Possiamo lavorare adesso e guardare il film domani ad esempio, e godercelo anche di più sapendo che è la nostra meritata ricompensa.

Questo fa anche sì che non ci concentriamo tanto sul sacrificio e la perdita di qualcosa che ci potrebbe aver fatto piacere, quanto invece sul piacere che deriviamo dal ricevere una ricompensa che ci siamo meritati.

In questo caso, è un po’ come se ci trattassimo come dei bambini, ai quali a volte si promette qualcosa di piacevole “in cambio” di’ qualcosa di un pochino più spiacevole. È importante per loro che gli adulti mantengano questa promessa, e allo stesso modo, è altrettanto importante che noi manteniamo questa promessa nei confronti di noi stessi, altrimenti corriamo il rischio di tradirci e, in qualche modo, di non fidarci più delle nostre promesse e delle nostre ricompense in futuro.

Festeggiare le piccole vittorie e i progressi

Come anticipavamo prima, quindi, è importante festeggiare le nostre piccole vittorie perché è proprio attraverso il riconoscimento e la conclusione di queste piccole tappe che noi aggiungiamo legna al fuoco della nostra motivazione.

Se poi volessimo fare i fighi potremmo anche tenere un diario, o qualcosa di simile, in cui segnare le nostre vittorie e, questo servirebbe anche per mantenere una traccia del percorso che abbiamo fatto fino ad ora. Nel momento in cui ci guarderemo indietro, e guardando il nostro diario, avremo una chiara idea di tutta la strada che abbiamo fatto, poco per volta, una ricompensa per volta, e questo, immancabilmente, ci farà sentire dei fighi il che, ovviamente, aumenterà la nostra motivazione a proseguire nel percorso.

Come ritrovare la motivazione con un livello di sfida più alto

Uno dei motivi per cui il viaggio dell’eroe è uno schema narrativo praticamente immortale è che esiste un confronto e uno scontro tra l’eroe e il cattivone di turno. Chiaramente poi il 99% delle volte l’eroe avrà la meglio sul suddetto cattivone nonostante 1000 peripezie e impedimenti.

Anzi, sono proprio queste peripezie ed impedimenti a rendere la storia più interessante. Se tutto per il protagonista fosse chiaro e semplice, non ci sarebbe trazione nella storia che quindi risulterebbe poco interessante. Guerre Stellari senza Darth Vader non sarebbe Guerre Stellari, Indiana Jones senza i nazisti non sarebbe Indiana Jones.

Questo significa che per mantenere alto l’interesse e, nel nostro caso, la motivazione abbiamo bisogno di una sfida, abbiamo bisogno di un qualcosa che effettivamente metta alla prova le nostre capacità.

Potrebbe anche essere che se non abbiamo più stimoli e motivazione, li abbiamo persi perché il progetto su cui stiamo lavorando è troppo semplice e non lo viviamo come una sfida, come un qualcosa che ci tiene interessati.

In questo caso, la soluzione è semplice, basta, se possibile, rendere il processo un po’ più competitivo e, quindi, anche coinvolgente.

Esiste anche una regola che si chiama la regola di Goldilocks che ci dice che la motivazione raggiunge il suo massimo quando lavoriamo su progetti che sono proprio al limite delle nostre abilità attuali. Non troppo difficile né troppo facile.

Mantenere alta la motivazione grazie al riposo

mancanza di motivazione

Parlavamo prima dell’importanza delle ricompense ma tanto importante quanto le ricompense, se non forse di più, è il riposo, un argomento che abbiamo già discusso qui.

Nell’articolo linkato sopra abbiamo già discusso in maniera molto approfondita dei vantaggi del riposo quando accoppiato con la produttività, Quindi, se vuoi approfondire, lì troverai un sacco di spunti interessanti.

Qui, invece, possiamo semplicemente limitarci a dire che è facilissimo perdere la motivazione a lavorare su un progetto molto impegnativo, specialmente se spalmato sul lungo periodo, quando non facciamo attenzione ad alternare dei momenti di riposo in cui ricaricare le nostre energie, fare un pieno di creatività, e ritrovare la voglia di fare.

Per quanto vorremmo essere dei mostri di produttività e abbiamo una grande spinta a realizzare i nostri progetti, non dobbiamo fare l’errore di sacrificarci sull’altare dei nostri obiettivi perché li possiamo raggiungere anche riposandoci un po’ e recuperando un po’ di energie.

Ingrandire il fuoco

Una volta che il nostro fuoco “ha preso” ed è in qualche modo stabile, dobbiamo renderlo ancora più grosso per permettergli di scaldare di più e fare più luce. Allo stesso modo con la motivazione dobbiamo necessariamente amplificarla grazie al nostro atteggiamento e all’ambiente che abbiamo intorno.

Tenere per noi i nostri obiettivi

Questo, probabilmente, varia un po’ da persona a persona, soprattutto perché ci sono persone che vogliono condividere con il resto del mondo tutto quello che riguarda la loro vita, e ci sono persone, come me, che invece non sentono questa necessità e tendono a mantenere un certo riserbo soprattutto per le cose più personali.

Comunicare agli altri i nostri obiettivi ha sicuramente l’indubbio vantaggio di “costringerci” ad impegnarci perché, in qualche modo, ci siamo impegnati anche di fronte agli altri e, l’ultima cosa che vogliamo è fare una brutta figura di fronte ad altre persone non mantenendo fede alla “promessa” che abbiamo fatto davanti a loro.

Questo serve, in alcuni casi, a mantenere alta la motivazione.

Però, d’altra parte, tenersi le cose per sé ha il vantaggio di non mettersi addosso un’ulteriore eventuale pressione esterna e possiamo adattare e/o ripianificare i nostri passi senza “dover rendere conto” a nessuno.

Di nuovo, ci sono diversi livelli in cui fare una distinzione tra ciò che si porta al mondo e ciò che ci si tiene dentro, ma io, di mio, preferisco essere un po’ più riservato nei confronti dei miei progetti.

La motivazione, in questi casi, rimane alta più che altro per una motivazione personale e privata.

Circondarsi di persone positive che fanno il tifo per noi

come motivarsi

Dell’importanza delle persone che abbiamo intorno a noi abbiamo già parlato, ma, ancora di più, è necessario nominarle di nuovo in questo caso perché ci sono poche cose peggiori di persone che, coscientemente o meno, ci mettono i bastoni tra le ruote, ci rendono il percorso molto più difficile di quello che dovrebbe essere e, alla lunga, ci fanno perdere la motivazione.

Magari sono persone pessimiste, persone disfattiste o più semplicemente persone che, loro per prime, hanno paura di impegnarsi a fondo in qualcosa e quindi quello che fanno è riversare su di noi la loro negatività, il che ovviamente ci potrebbe anche appesantire, rallentando sul lungo periodo il nostro percorso facendoci, appunto, come dicevamo prima, perdere la motivazione.

Come vedi, mantenere alta la motivazione non è certo una cosa semplice, ma è sicuramente una cosa fattibile se teniamo ben presente il perché abbiamo deciso di impegnarci su una determinata cosa rimanendo, allo stesso tempo, anche molto attenti alle nostre abitudini, ai nostri atteggiamenti e alle persone che ci stanno intorno.

Secondo me, abbiamo il dovere morale di realizzare i nostri obiettivi soprattutto per realizzarci nel mondo come persone complete e adulte. In tutto questo, la motivazione gioca un ruolo fondamentale, e quindi dobbiamo stare molto attenti a come la gestiamo lungo il percorso e stare attenti a non perderla, magari senza nemmeno accorgercene.

Un abbraccio

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