
Paura del futuro: cos’è e come possiamo metterla un po’ a tacere
La paura del futuro altro non è che il risultato dei nostri pensieri che in modo quasi automatico ci prefigurano gli scenari peggiori. Per bloccare la paura del futuro, dobbiamo […]
Ci sono dei momenti nella vita di tutti noi in cui niente sembra andare per il verso giusto. Quando tutto va male, l’unica cosa da fare è allacciare le cinture di sicurezza e aspettare che la tempesta passi. Certo, più facile a dirsi che a farsi, ma come fare davvero a superare i periodi in cui non ce ne va dritta una? Vediamo!
Tutte frasi e massime che ciascuno di noi ha sentito un’infinità di volte in contesti anche molto differenti. Per quanto però siano frasi apparentemente slegate una dall’altra, sono però legate da un filo conduttore, cioè una difficoltà latente (ma neanche tanto) dell’esistenza che, chi più chi meno, chi prima chi poi, dovremo tutti affrontare.
Sono tutte frasi che, ciascuna a modo suo e nel proprio contesto, cercano di spiegare e dare voce al pessimismo che, in momenti diversi, prende ciascuno di noi e che ci fa vedere la vita da un’angolazione negativa.
I momenti di negatività, come dicevamo, vengono per tutti ma, come tutte le cose nella vita, non vengono gratis e hanno delle conseguenze.
Rimanere ancorati in uno stato di negatività non ci permette di reagire e, anzi, ci toglie energie e voglia di fare, entrambi ingredienti necessari e fondamentali per tirarci fuori dal buco in cui siamo finiti.
Quando ci sentiamo senza speranza, è un po’ come se tirassimo i remi in barca e smettessimo di remare perché non ne vediamo l’utilità.
Ecco che cosa comporta il vedere tutto in modo negativo: comporta il fatto di lasciarsi andare, di alzare le mani e dire “vabbè, ma che mi sbatto a fare? Tanto lo so già che le cose andranno di merda”. Chiaramente, capiamo tutti, che questo non è certo un atteggiamento costruttivo che ci fa crescere e progredire.
Quando lavoriamo e, soprattutto, quando gestiamo un’attività in proprio, mantenere un atteggiamento positivo è fondamentale.
Questo è ancora più vero Quando tutto va male, quando cioè ci sentiremmo anche legittimati a lasciar perdere e a perdere la speranza.
Se vogliamo dare il meglio di noi al lavoro, allora dobbiamo essere consapevoli dei filtri che ci fanno vedere tutto nero e ci fanno affrontare la vita con negatività e con pessimismo.
Approcciarsi alla vita in generale, e al lavoro nello specifico, con positività, non vuol dire far finta che gli ostacoli non esistano e tirare su un sorriso di facciata, ma vuol dire essere abbastanza forti e distaccati per tenersi saldamente in sella quando le cose non vanno come speravamo.
Non è un pensare positivo inutile e fine a sé stesso, ma è ESSERE e rimanere positivi quando tutto va male. Non sono un grande fan del “pensare positivo”, ma sono un grande fan “dell’essere e del fare positivi”.
Purtroppo è inevitabile che le cose vadano storte e, soprattutto, è una cosa su cui noi non abbiamo alcun controllo; però, abbiamo pieno controllo su come ci sentiamo e sul tipo di occhiali che noi vogliamo indossare per guardare il mondo. Ed è esattamente questo che dobbiamo imparare a fare.
Chissà perché, ci sono periodi in cui ad una sfiga se ne somma un’altra, e poi un’altra, e poi un’altra ancora fino a formare una catena, sembra, quasi infinita di sfortune.
Ma, anche se il primo impatto è quello di dirsi che siamo le persone più sfortunate del mondo e che non ce ne va dritta una (il che, per carità, magari è anche vero), dobbiamo però chiarire un paio di cose:
A volte, capita che le sfortune che ci succedono non sono da attribuire (solo) alla sfiga, ma anche ad una mancanza di presenza nel momento presente che ci fa succedere dei piccoli incidenti.
Ad esempio, magari, ci hanno appena rubato il portafoglio e, comprensibilmente, siamo un po’ agitati e nervosi (e anche, molto probabilmente, incazzati).
Dopo poco, quindi, decidiamo di salire in macchina per andare a fare la denuncia dai carabinieri, ma, guarda la sfiga quando ci si mette, le chiavi ci scivolano di mano e ci cadono in un tombino. E così, oltre al portafoglio, abbiamo pure perso le chiavi. Ma che giornata di merda!
A ben guardare, però, il fatto che le chiavi ci siano scivolate di mano è più da imputare al fatto che, invece che stare attenti a quello che stavamo facendo, stavamo pensando al portafogli che ci hanno rubato, e, così facendo, ci siamo innervositi con il risultato di farci scivolare di mano le chiavi, cosa che, ovviamente, non sarebbe successa se noi fossimo stati tranquilli e centrati sul presente.
Un’altra cosa di cui dobbiamo renderci conto, prima di dare la colpa di tutti i mali del mondo alla sfiga o al malocchio e dirci che va tutto male, è che quando siamo in momenti neri, tendiamo proprio, come si dice, a vedere tutto nero.
E’ quello che, in termini un po’ più tecnici, si chiama filtraggio, ossia la nostra attenzione filtra tutti gli stimoli per farci concentrare solamente su quelli negativi, facendoci quindi percepire che tutto, intorno a noi, va male.
In realtà, guardando le cose in maniera più oggettiva, ci renderemo conto che tutto va come al solito, sono solamente gli occhiali con cui guardiamo il mondo che, in questo momento, montano semplicemente delle lenti più nere del solito.
Ci sono anche persone per cui la negatività è una specie di stato naturale. Vuoi per carattere, vuoi anche per condizionamenti acquisiti, ci sono persone che vedono tutto nero, non si fidano di niente e di nessuno, sono animate da pessimismo e disillusione. In questi casi, non è solo un periodo in cui ogni cosa va male, ma è la vita che da sempre e colorata con tinte scure. Ovvio che, più stiamo distanti da queste persone negative meglio è.
La vita è fatta di cicli e, pertanto, anche il nostro sentirci felici e appagati di ciò che abbiamo intorno è ciclico.
Nei cicli positivi, chiaramente, va tutto bene, ma nei cicli negativi, è un po’ come se mettessimo in discussione tutto ciò che abbiamo fin lì costruito. In periodi così, in cui siamo tristi, e magari anche un po’ depressi, vedere tutto nero è normale, ma questi sono appunto sono cicli che, come sono venuti, poi se ne andranno.
A volte, capita anche di pensare che tutto va male, non perché le cose siano oggettivamente negative, ma più che altro perché le nostre aspettative erano mal riposte, o perlomeno, troppo alte.
Quando la situazione reale si mostra per quello che è inevitabilmente si dovrà scontrare con le nostre aspettative che, come è normale che sia, sono molto alte e, per questo spesso, cozzano per l’appunto con una realtà molto differente.
Le nostre aspettative a meno che non siamo dei pessimisti cronici, tendono a non considerare problemi, ostacoli e cose che potrebbero andare male; eppure, come dicevamo qui, il fallimento è sempre dietro l’angolo e, meno male che sia così, perché altrimenti, non ci sarebbe alcuno stimolo per crescere e per migliorare.
Questa è una verità con cui, io per primo, faccio fatica a confrontarmi: le cose vanno come devono andare e spesso questo “come devono andare” non coincide con la mia idea; e quando le cose ci vanno storte, molto spesso, la prima reazione è di rifiuto.
Rifiutare ciò che la vita ci manda è umano è perfettamente normale, ma purtroppo, è anche inutile.
Per quanto ci opponiamo con tutte le nostre forze alla realtà, noi non possiamo fare nulla per cambiarla. La realtà, anche se non ci piace, è quella che è.
Il modo migliore per far fronte agli eventi negativi è accettarli per quello che sono; accettare la vita per quello che è, non per come noi vorremmo che fosse. Nel momento in cui smettiamo di lottare contro qualcosa che non possiamo cambiare, allora smetteremo di sprecare le nostre energie e le potremmo conservare per fare una cosa che, allora sì, è veramente utile, ossia far fronte alle nostre difficoltà.
Ma non dobbiamo fare l’errore di irrigidirci e far finta di avere una risolutezza e una presenza d’animo che magari non abbiamo.
Lasciarsi andare allo sconforto e alla tristezza, va anche bene, ma solo nella misura in cui ci serve per svuotarci e per radunare nuove energie. Una volta fatto questo, continuare a crogiolarci nella tristezza, nella disillusione e nel pessimismo non ha alcun valore ma, anzi, è controproducente perché ci fa rimanere lì, ancorati nella situazione negativa.
Quanto detto sopra relativamente al non accettare la situazione è il risultato del pensare. Quando noi non accettiamo la situazione per quella che è allora pensiamo “Perché mi va tutto male?”, oppure “Questa proprio non ci voleva”, oppure ancora “E adesso, come faccio?”.
Certo, tutti pensieri legittimi che hanno perfettamente senso, ma il problema reale è che appunto sono pensieri.
I pensieri ci distaccano dalla realtà e ci fanno vivere solamente nella nostra mente che, il più delle volte, ci porta fuori strada. L’unico vero modo per uscire quanto prima e per quanto possibile da una situazione negativa è, semplicemente, fare.
Uscire dalla nostra testa, dai nostri pensieri e dal nostro puntare il dito contro la cattiva sorte è sicuramente il modo migliore per reagire ad una situazione negativa.
E, quanto detto sopra relativamente ai pensieri, implica anche il fatto che ci lamentiamo della cattiva sorte che ci è toccata.
Sicuramente ne abbiamo tutto il diritto e, inoltre, lamentarsi un po’ fa anche bene. Ma il lamentarsi va bene nel momento in cui è circoscritto e ci serve per razionalizzare e interiorizzare il dolore e lo sconforto del momento.
Ma, una volta fatto questo, continuare a lamentarsi non serve perché
A) è uno spreco di energie che non serve a nulla e
B) appunto non risolve la situazione.
Molto meglio prendere la responsabilità della cosa nelle proprie mani e lavorare, quanto duramente serve, per uscire dalla situazione. Oltretutto la parola “responsabilità”, significa, sostanzialmente, abilità di risposta, il che lo potremmo anche vedere come un’abilità di risposta ad una situazione negativa.
Soprattutto quando le cose ci vanno male, è inevitabile fare dei paragoni con le vite di altri, il che, purtroppo, è anche reso semplicissimo dai social media.
Paragonarsi agli altri, però, oltre che ad essere molto pericoloso, è anche infruttuoso. Se proprio dobbiamo fare dei paragoni, allora, è meglio paragonarci a noi stessi nel passato. Quando ci paragoniamo a noi stessi abbiamo dei termini di paragone che possono essere confrontati perché sono simili.
Quando invece ci paragoniamo ad altri, questo è un paragone che non regge perché la nostra vita è per forza di cose diversa da quella degli altri e, pertanto, non è possibile paragonarle.
Inoltre, quello che noi vediamo della vita degli altri è solamente un piccolo frammento che nulla ha a che vedere con la vera vita (soprattutto interiore) di queste persone. Se ci paragoniamo agli altri, soprattutto in un momento di pessimismo, allora immancabilmente vedremo che tutta la nostra vita va male ma non perché sia effettivamente così ma perché sono gli occhiali che indossiamo a farci percepire questo.
Un’altra cosa importante da ricordare è che, di sicuro, nella nostra vita non è la prima volta che non ce ne va bene una.
Come dicevamo all’inizio, la vita è fatta da una serie di cicli: cicli in cui le cose vanno bene, e cicli in cui, purtroppo, le cose non vanno poi così bene. Ma se sei arrivato fino a questo punto della tua vita, allora vuol dire che, in un modo o nell’altro, sei riuscito a passare attraverso questi periodi negativi.
Anzi, non solo ne sei uscito, ma ne sei uscito rafforzato. In questi momenti di negatività, ricordarsi delle prove che abbiamo già passato, di come le abbiamo passate e che cosa abbiamo imparato, può aiutarci e darci la forza necessaria per andare avanti nonostante le nostre resistenze.
Avere la consapevolezza di potercela fare non solo ci dà coraggio, ma ci mette nello stato d’animo ideale per fare che, come dicevamo prima, è una cosa fondamentale.
Ok, forse questa è una cosa che non riusciremo a vedere subito, però, come dicevamo prima, sicuramente avremo passato altri momenti difficili nella nostra vita e, appunto, non solo ne siamo usciti, ma ne siamo usciti ancora più forti di prima.
Questo perché, attraverso la risoluzione di conflitti e problemi nella nostra vita, abbiamo acquisito competenze e capacità che prima non avevamo, competenze e capacità che ci hanno fatto crescere.
Ciò significa che ogni problema, potenzialmente, porta con sé infinite possibilità di miglioramento e crescita.
Questo, in fondo, altro non è che quello che dicevamo prima: non è tanto l’evento negativo in sé, ma è più che altro come lo vediamo noi. Abbiamo la scelta di guardare solamente il lato negativo, oppure possiamo scegliere di cogliere le possibilità che questa situazione, negativa certo, ci riserva. Come diceva Napoleon Hill “Ogni avversità, ogni fallimento, ogni volta che ci si spezza il cuore, ognuna di queste cose porta con sé il seme di un beneficio uguale o ancora più grande”
Una volta ho letto una frase di Oriana Fallaci che diceva “Le rughe sono le mie medaglie”.
Lei, in quel contesto, parlava dell’età che avanza e dei segni del tempo. Ma non è possibile guardare il tempo e alle rughe senza tener conto dei problemi, delle preoccupazioni delle disillusioni e delle porte in faccia che riceveremo.
Oriana Fallaci vestiva le sue rughe come fossero medaglie, ma noi possiamo fare altrettanto con i problemi che abbiamo passato e con le preoccupazioni a cui siamo, sicuramente, sopravvissuti.
Nel momento in cui arriveremo dall’altra parte, avremo tutto il diritto di “tirarcela” e di camminare mostrando fieri la medaglia che ci siamo dati per avere risolto con successo una o più situazioni negative.
Come ho già avuto modo di dire diverse volte, non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo fare tutto da soli. Anzi, spesso, la cosa migliore che possiamo fare è rivolgerci a qualcuno di esterno che ci guidi con più oggettività e ci aiuti a navigare in queste acque che, al momento sono tutt’altro che tranquille.
Quando tutto va male, non ha senso intestardirsi e voler risolvere la situazione da soli, ma è molto meglio cercare l’aiuto di qualcuno di cui ci fidiamo che sia in grado di tirar fuori da noi le risorse che già abbiamo, ma che non troviamo da soli, e che ci servono per uscire da questa impasse.
Quando tutto va a rotoli, spesso la prima cosa utile che possiamo fare è quella di fermarci e, a bocce ferme”, provare a cambiare prospettiva.
Cambiare prospettiva non vuol dire far finta che i problemi non esistano e far finta di niente, ma vuol dire guardare i propri problemi e il proprio atteggiamento in un modo nuovo.
Allo stesso modo in cui suggerivo di aggiungere la parola “ancora” quando parlavo del fallimento, possiamo iniziare a cambiare l’atteggiamento con cui ci poniamo nei confronti dei nostri problemi, e invece che dire “Questa cosa è una merda”, possiamo dire “Questa cosa non è come vorrei ancora”.
Aggiungere questo “ancora” vuol dire mettersi in una condizione di miglioramento in cui ci rendiamo conto che le cose adesso non sono come le vorremmo noi, ma che in futuro, con impegno e dedizione, cambieranno e saranno più in linea con le nostre aspettative e con i nostri desideri.
Quando verrà il momento di tirare le somme della nostra esistenza, avremo la possibilità di guardare tutto il cammino che abbiamo fatto.
Guardando indietro, ci renderemo conto che, ormai passati, i problemi non sono state altro che prove che la vita ci ha posto davanti per crescere. Spesso ci chiediamo come potremmo fare per diventare persone migliori. Beh, far fronte ai problemi e cercare di sfruttarli per diventare più forti, questo sì, può tirar fuori da noi il nostro meglio.
Ti lascio anche con un Ted Talk
che ho trovato molto interessante stimolante e commovente.
Un abbraccio
Elio Gennaio 11, 2022
La paura del futuro altro non è che il risultato dei nostri pensieri che in modo quasi automatico ci prefigurano gli scenari peggiori. Per bloccare la paura del futuro, dobbiamo […]
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