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Lavoro

se il lavoro ti fa stare male prova queste soluzioni

Elio Novembre 3, 2021


Background

Molto spesso, se il lavoro ci fa stare male non è solo questione di stress, ma è una condizione così profonda da influenzare la nostra vita anche al di fuori della nostra occupazione.

Ma un altro mondo è possibile 😊.

Proviamo a:

  • ridurre il numero di ore lavorate (se possibile)
  • capire che cosa vogliamo realmente
  • ricordarci che non tutto il male vien per nuocere
  • considerare se altri lavori potrebbero farci stare meglio
  • capire cosa ci fa stare male del lavoro nello specifico?
  • trovare il coraggio di cambiare
  • smettere di dirci che in fondo il lavoro non ci fa stare così male
  • confrontare le nostre aspettative e la realtà
  • ammettere di aver fatto un errore di calcolo
  • lasciar perdere quello che pensano gli altri

Avere un lavoro che ci piace è sicuramente uno dei modi migliori per realizzare noi stessi, le nostre potenzialità, e dare un senso maggiore alla nostra vita.

Ma la realtà spesso è ben diversa: magari è il pensiero di alzarci per andare a lavorare in un posto in cui non sopportiamo i nostri capi e responsabili, o magari non riusciamo a stare con i colleghi.

Nel settembre del 2017 la Gallup ha svolto una ricerca secondo cui, nel mondo, l’85% delle persone detesta, o perlomeno, non si trova bene nel proprio lavoro.

Inoltre, una ricerca del 2014, condotta nell’Unione Europea, ha evidenziato come, negli ultimi vent’anni la soddisfazione riguardo a fattori oggettivi come ad esempio le condizioni lavorative, il salario, e il luogo fisico di lavoro siano migliorati, mentre parametri soggettivi come, ad esempio, la soddisfazione la tranquillità e il grado di gestione dello stress siano invece diminuiti.

Quindi, diciamo che, se il lavoro ti fa star male di sicuro non sei solo, anzi: fare un lavoro che non piace è la norma.

La sindrome da burnout

E’ un fenomeno così diffuso che c’è anche un nome per questa situazione che è la “sindrome di burnout” o, in italiano, “stress lavoro-correlato”.

E, essendo un fenomeno così diffuso, l’OMS ha addirittura classificato il burnout come una “forma di stress lavorativo che non siamo in grado di gestire con successo”. Quindi, se addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità la classifica tra i disagi che devono essere affrontati, allora, sicuramente, vuol dire che una larga fetta di persone ne è interessata.

E, di nuovo, comunque, non serve andare a guardare il sito dell’OMS per rendersene conto: basta guardarci in casa a quello che dicono i nostri familiari, basta guardare la nostra cerchia di amici per vedere quanti di loro sono in realtà soddisfatti del loro lavoro e, forse, ancora più vicino, basta guardare dentro di noi per renderci conto di come ci rapportiamo con il lavoro.

Il brutto è che questo disagio essendo così tanto profondo non si limita solamente alla sfera professionale ma si allarga anche a quella personale, ed ecco che così diventiamo più stressati, irascibili e insoddisfatti al di fuori del nostro lavoro.

Quindi se il lavoro ci fa star male non stiamo male solo 8 ore al giorno e solo in ufficio, ma stiamo male 24 ore su 24 sia in ufficio che a casa.

Poi, comunque, per rimanere in ambito lavorativo, mantenere questo stato di insoddisfazione nel tempo può portarci a sentirci distaccati, indifferenti, cinici, o, semplicemente, sbadati facendoci commettere errori banali che però possono avere delle conseguenze.

Il lavoro ci fa stare male quando non è allineato con la nostra natura

Stare male per il lavoro è una sensazione che non è limitata solamente ad alcuni lavori o lavoratori ma è un sintomo che attraversa tutte le età e tutti i lavori.

Se è vero, però che sia lavoratori più giovani che lavoratori più in là con gli anni possono essere soggetti a questo fenomeno, è anche vero che persone sole difficilmente fanno fronte con successo a questa situazione. Inoltre, molto spesso, le donne sono tra le prime a soffrire di questa condizione.

Poi, certo, ci sono anche aspetti connessi al lavoro che si svolge: ad esempio possiamo stare male per un carico eccessivo di lavoro, per una limitata possibilità di svolgere al meglio il nostro lavoro per cause di politiche aziendali o, come dicevamo prima, per causa di colleghi o capi con cui non ci troviamo o, ancora, a causa di valori aziendali e pratiche che non condividiamo.

Certo, poi, in un mercato lavorativo come il nostro in cui è richiesta una formazione di livello altissimo, spesso i lavori che si finiscono a fare non sono assolutamente in linea con ciò per cui abbiamo studiato. Le scuole, ad esempio, sono piene di personale scolastico di qualunque tipo che, in realtà, ha studiato per fare tutt’altro.

Ed è anche questa disparità tra i nostri talenti, le nostre passioni e le nostre tendenze e il lavoro che facciamo che ci crea disagio e ci fa stare male.

Alcuni sintomi dello stress lavoro correlato

stress lavoro correlato sintomi

E questo malessere è una cosa così pervasiva che potremmo anche soffrire dei seguenti sintomi (e io, in momenti diversi, ho avuto tutti questi insieme):

Insonnia: Quando la mancanza di riposo diventa una costante della nostra vita, diventiamo irascibili, deconcentrati, tendiamo a ritirarci in noi stessi con tutto quello che ciò comporta.

Calo della produttività: e qui arriviamo a uno di quei circoli viziosi demoniaci: magari andiamo in sbattimento perché dobbiamo essere produttivi e raggiungere target aziendali, ma più siamo in questa situazione più ci stressiamo. Più ci stressiamo meno diventiamo produttivi; meno diventiamo produttivi più ci stressiamo e così via fino al punto in cui stiamo fisicamente e psicologicamente male.

Mancanza di concentrazione: più stiamo male e, chiaramente, meno siamo tranquilli. Meno siamo tranquilli meno siamo concentrati e più errori facciamo, errori che, in certi casi, non ci ricordiamo nemmeno di aver commesso.

A me, ad esempio, è successo in un luogo di lavoro che detestavo, di commettere errori grossolani di cui non ero minimamente consapevole; era “semplicemente” una questione di stress, distacco dal lavoro, disinteresse, insonnia e chi più ne ha più ne metta.

In quel caso, per me, il lavoro era un elemento così tanto invalidante che ero quasi caduto in depressione, soffrivo di insonnia e mi ero completamente perso.

A volta la soluzione è inaspettata

Curioso, il fatto, che la soluzione in quel caso, per me sia stato essere licenziato. Lì per lì avevo vissuto questo come una sorta di sconfitta personale e, chiaramente, ero molto preoccupato anche per una mera questione economica.

Poi, con il tempo, ho capito che essere licenziato era la cosa migliore che mi potesse succedere perché mi ha spinto a trovare una via alternativa e più in linea con me stesso.

Una via che, forse, allora, non avrei avuto il coraggio di decidere di prendere in autonomia.

In quel momento, però, ero più giovane e non avevo responsabilità come quelle legate alla famiglia, per cui, in qualche modo, “mi potevo permettere” di venire licenziato.

Oggi, non sarebbe altrettanto semplice il che, naturalmente, non vuol dire che sarei condannato a un lavoro che mi farebbe stare male, ma che dovrei utilizzare una strategia differente.

Ecco, quindi, quali sono i modi che potremmo utilizzare per sentirci meglio se il lavoro ci fa stare fa stare male.

Se il lavoro ti fa stare male puoi provare a ridurre il numero di ore che lavori

lasciare un lavoro che ti fa stare male

Se la nostra condizione specifica ce lo permette per ridurre il carico di stress potremmo considerare di passare da un lavoro full-time ad un lavoro part-time così da trovare da qualche altra parte la soddisfazione che ci manca sul lavoro.

Certo, in molti casi, è più facile a dirsi che a farsi, ma non è detto che in futuro lavorare meno ore diventi una condizione strutturale. Già oggi vengono fatti esperimenti sulle settimane lavorative di quattro giorni, esperimenti che hanno anche dato ottimi risultati. Certo, prima che queste pratiche diventino mainstream (se mai lo diventeranno) passeranno degli anni, ma intanto almeno in questo senso abbiamo iniziato a camminare nella direzione giusta.

E già che, come diremo sotto, non tutto il male vien per nuocere, il delirio della pandemia da COVID-19 qualcosa di buono l’ha portato, ossia lo smart working che, in molti casi ha diminuito lo stress causato dal lavoro, avendo, tra le altre cose, per stare in famiglia, con gli amici e così via.

Che cosa vogliamo realmente?

Spesso credo che ci mettiamo dentro delle specie di ruote per criceti senza nemmeno rendercene conto.

Poi però arrivano i vari malanni a ricordarci che purtroppo abbiamo sbagliato strada.

A volte prendiamo delle vie professionali che non si addicono a noi magari per un senso del dovere, nemmeno nei nostri confronti, ma magari nei confronti di chi ci sta vicino, per realizzare le loro aspettative.

Stiamo male per il lavoro, ma non tutto il male vien per nuocere

Come dicevo sopra, il malessere e la depressione da lavoro, per quanto ci facciano soffrire (e questo è una rottura di palle in sé), non sono sempre e solo una cosa negativa; il fatto che stiamo male è comunque una (forte) indicazione che c’è qualcosa che non va e, se la nostra testa non lo capisce, allora è il nostro corpo a farcelo capire, magari anche con le cattive.

Nel mio caso era stata l’insonnia, nel caso di altri potrebbe essere un mal di testa fortissimo, mal di stomaco, o chissà quale altro sintomo.

In quel caso non dobbiamo risolvere il sintomo (magari ammazzandoci di antidepressivi) ma dobbiamo risolvere la causa, ossia il lavoro, o ancora meglio, i motivi che ci hanno spinto a scegliere quel lavoro che magari non fa per noi.

Altri lavori potrebbero farci stare meglio (?)

Come dicevamo prima, non tutti sono nella condizione per vivere con più o meno serenità un licenziamento; ciononostante, a volte, il lavoro ci fa stare così male che la cosa migliore è cercare altre soluzioni e lasciare un lavoro che ci fa stare così male

Cambiare lavoro è sicuramente una cosa che fa paura e contro la quale sentiremo resistenze di ogni tipo; solo che, come tutte le cose che possono portare cambiamenti significativi, è una cosa difficile ma molto gratificante.

”Basta solo” pianificare le cose nella maniera più precisa possibile e, nel caso fosse necessario, farci aiutare da qualcuno che ci possa seguire lungo il percorso.

E quando dico “precisa” intendo il più oggettiva possibile guardando sul nostro curriculum le esperienze che abbiamo fatto, le nostre capacità, ma pensando anche ai nostri talenti e passioni.

Tutti argomenti che ho trattato parlando sia del cambiare lavoro a 40 anni, sia nell’articolo su come trovare il lavoro dei sogni.

Cosa ci fa stare male del lavoro nello specifico?

il mio lavoro mi sta facendo ammalare

A volte non è necessario lasciare il lavoro per sentirsi meglio, ma potremmo anche sistemare le cose rimanendo nel lavoro attuale; fortunatamente, non è sempre e solo il caso di lanciare una bomba atomica e cancellare tutto quello che c’è 😊

Quindi, che cos’è in particolare che ci fa stare male? Se è semplicemente il rapporto con qualche collega, possiamo cercare di appianare i rapporti con queste persone.

Se la struttura dell’azienda ce lo permette e non ci troviamo bene con un nostro responsabile, possiamo richiedere di essere mandati in un altro reparto o svolgere un’attività differente in modo tale da non dover affrontare queste persone sgradevoli.

A volte, però, questi cambiamenti esterni, non saranno possibili e avremo maggiori possibilità di successo non cambiando l’esterno, ma cambiando l’interno.

Avere il coraggio di cambiare

I cambiamenti fanno paura e possono farci stare male ma dobbiamo anche pensare che stiamo male anche nella condizione attuale ricordandoci anche che non staremo sempre male con questa intensità, ma più manterremo le cose così come stanno per quieto vivere, più le cose andranno peggio con il passare del tempo e meno quieto vivere ci sarà.

Sia che decidiamo di licenziarci e ripartire daccapo, sia che decidiamo di modificare alcune cose rimanendo lì dove siamo, un cambiamento sarà comunque necessario.

Allora, forse, tanto vale prendere il coraggio a due mani e dare alla nostra vita la svolta che ci aspettiamo.

Smettere di dirsi che in fondo il lavoro non ci fa stare così male

Il cambiamento, come dicevamo, fa paura e quindi preferiamo evitare il fastidio rimanendo dove siamo cercando di sminuire la cosa dicendoci cose del tipo: “Eh vabbè ma non è poi così male dai potrebbe andare peggio!”; sì, certo, potrebbe andare peggio, ma potrebbe anche andare molto meglio, no?

E comunque, se stiamo male, ormai non è più neanche questione di “potrebbe andare peggio”, ma è questione che adesso va male, e, come dicevamo prima, in futuro le cose non miglioreranno.

Non è una questione di pessimismo; è semplicemente una questione che se lasciamo alcune cose irrisolte dentro di noi, cercando di ignorarle, queste cose giorno dopo giorno, diventeranno sempre più gravi, fintantoché, poi, alla fine, non potremo più ignorarle e magari, allora, sarà davvero troppo tardi e il nostro lavoro ci farà ammalare più seriamente.

Aspettative Vs Realtà

Spesso capita di avere delle aspettative troppo alte, ideali, rispetto al lavoro o rispetto al nostro ambiente lavorativo; quando queste aspettative si scontrano con la realtà, allora, è necessario iniziare a vedere la cosa con oggettività.

Quando il lavoro ci fa stare male, magari, le aspettative che avevamo altro non erano che, appunto, aspettative, idee che ci eravamo fatti noi su una cosa, una cosa che però si è rivelata diversa da come ce l’aspettavamo noi e qui, immancabilmente, arriva la delusione.

In questo caso abbiamo due scelte:

  • abbandoniamo le nostre illusioni e accettiamo il lavoro per quello che è
  • cambiamo completamente lavoro

In entrambi i casi, però, non dobbiamo perdere la concretezza che ci permette di realizzarci e realizzare i nostri progetti e i nostri obiettivi.

Ricordiamoci che anche i sogni più belli non vanno da nessuna parte senza un piano e un progetto per raggiungerli. Un sogno che rimane immerso in ideali e astrazioni altro non è che un sogno.

Se il lavoro ci fa stare male magari abbiamo fatto un errore di calcolo

A volte l’idea che ci facciamo di un lavoro è, appunto, un’idea che nulla ha a che fare con la realtà. Quando iniziamo veramente a sporcarci le mani le cose sono ben diverse da come ci eravamo immaginati e, anche in questo caso, lo so per esperienza.

Il passo più difficile qui è, appunto, ammettere di aver sbagliato cosa che non è difficile… di più perché, spesso, non leghiamo la cosa al fatto di aver sbagliato quella cosa, ma iniziamo a sentirci sbagliati, che è una cosa completamente diversa.

E poi, altra cosa non da poco, posto che ci rendiamo conto di aver sbagliato, una volta fatta questa presa di coscienza dobbiamo anche tornare indietro e iniziare una nuova strada. Entrambe cose molto difficili da fare ma, se vogliamo essere soddisfatti di noi necessarie.

Lasciar perdere quello che pensano gli altri

Spesso capita di scegliere un percorso lavorativo che non soddisfa noi ma le aspettative di altri. Stando così le cose chiaramente, se ci licenziamo, potremmo avere paura di quello che penseranno gli altri; questo è un argomento molto complesso e spinoso di cui ho già parlato qui, ma che abbiamo anche un pochino accennato prima.

Se vogliamo diventare responsabili completamente della nostra vita e delle nostre scelte, dobbiamo liberarci dal giudizio degli altri e fare ciò che è meglio per noi.

Tra l’altro, non sono gli altri a stare male al lavoro, ma siamo noi!

Se qualcun altro ci dicesse che li faremo stare male se noi cambiassimo lavoro, ricordiamoci che ciascuno di noi è responsabile della propria sofferenza e della propria felicità, quindi, non siamo noi che facciamo stare male gli altri, ma sono gli altri che decidono di stare male e poi ci fanno pure sentire in colpa!

Il prossimo passo

Dire che il lavoro ci fa star male è un punto di partenza ma non è abbastanza.

Cerchiamo di identificare bene che cosa ci fa stare male di quello specifico lavoro e, da lì, decidiamo come muoverci.

Se è il rapporto con qualche collega magari basta solo affrontare le cose, se invece il problema è la carriera in sé, allora è tutto un altro paio di maniche.

In mezzo, chiaramente, ci possono essere mille altre sfumature starà quindi a noi capire a che punto siamo e qual è il modo migliore per proseguire.

Ricordiamoci comunque che se il lavoro ci fa star male, non dobbiamo ignorare la cosa sperando che poi passi, ma dobbiamo prendere il toro per le corna e dare noi per primi la direzione che noi vorremmo dare alla nostra vita.+, andando avanti nonostante tutto.

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